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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Perché

venerdì 17 maggio 2013

Buonsalve! Un racconto sulle domande che ci assillano tutti i giorni, sui rimpianti e su ciò che non possiamo in alcun modo evitare e su tutte le domande che ci travolgono quando le nostre vite vengono stravolte.

Perché
(racconto n.259)

Forse ci si preoccupa un po' troppo spesso del perché delle cose. Perché non ho letto in tempo quella mail... perché quella sera sono uscita invece di restarmene a casa... Perché mi sono fidata troppo di persone che non hanno fatto altro che sfruttarmi e arricchirsi alle mie spalle...? Domande su domande che non fanno altro che lasciarci con una cupa amarezza addosso. Per questo Crystal aveva deciso che non si sarebbe mai più fatta troppe domande. Avrebbe vissuto la sua vita al momento e comunque fossero andate le cose non si sarebbe mai guardata indietro. O almeno il suo proposito era quello, ma come si sa é sempre più facile dirle le cose che farle. Soprattutto quando una tua semplice decisione arriva a distruggere la vita di persone a te care. Sdraiata su un letto di ospedale, Crystal non faceva che ripetersi cos’avrebbe potuto fare di diverso, cos’è che era andato storto in quella che si era poi trasformata nella giornata più terribile della sua vita.
Nella sua mente lampi di ricordi che sembravano terribilmente lontani si affollavano e confondevano. Ricordò di essersi rifiutata di partire con i suoi genitori per andare di nascosto con i suoi amici. Ricordò di aver chiamato i suoi genitori quando la loro macchina si era fermata poi il viaggio con loro mentre suo padre, al volante, le urlava contro com’era solito fare.
Lei non lo ascoltava nemmeno. Si limitava a fissare fuori dal finestrino, incazzata per aver perso un week end da sballo con il ragazzo per il quale aveva una cotta da anni.
Un attimo e arrivò lo schianto, violento e improvviso e con esso prima il dolore e poi il vuoto.
Quando si risvegliò erano passati tre giorni. Sua madre era ancora in coma, suo padre e la sua sorellina erano invece morti sul colpo. All’inizio nessuno aveva voluto dirle cosa fosse accaduto ai suoi, ma lei aveva capito subito che doveva essere qualcosa di molto grave. Appena le dissero la verità i sensi di colpa la travolsero come una valanga.
Rimase per giorni sdraiata, in uno stato catatonico dal quale sembrava non riuscire a riemergere. Alla fine si alzò e si avvicinò alla finestra.
Sorrise. Una scelta sbagliata, una decisione frivola e la sua famiglia era morta. Le sarebbe bastata un’altra decisione per porre fine al suo senso di colpa.
Aprì la finestra e guardò il cielo sereno. Era una bellissima giornata. Perfetta. Non seppe per quanto tempo rimase ferma a fissare il nulla.
Poi si mosse.
Fu un attimo, una decisione nata da una semplice domanda: perché non farlo?
L’infermiera la trovò nel suo letto che dormiva con una lacrima che le rigava il volto. Crystal infatti aveva capito una cosa: l’importante non era non farsi delle domande, ma cercare delle risposte.
Perché aveva fatto le stronzate che avevano portato alla morte dei suoi genitori?
Perché non avrebbe mai potuto sapere che le cose sarebbero andate in quel modo.
Perché non si era arresa?
Perché nonostante tutto non voleva ancora rinunciare a vivere.


Pubblicato da Unknown alle 10:25  

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