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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Il peso della colpa

venerdì 3 maggio 2013

Buonsalve! Un racconto sui sensi di colpa e su come a volte una bugia può essere più dannosa di un’orribile verità.

Il peso della colpa
(racconto n.245)

A volte è così difficile riuscire a rimediare a un errore che spesso rischiamo di portarci dentro il peso delle nostre colpe per tutta una vita. Leonard ne era pienamente cosciente. Perché senza volerlo, una notte era un assassino. Stava guidando, di ritorno da una cena, quando ebbe un improvviso colpo di sonno che lo fece sbandare bruscamente. In quel momento sentì solo un tonfo e per un attimo si convinse di essere solamente passato sopra un sacco della spazzatura. Un sacco della spazzatura… quando il giorno dopo vide i notiziari e si rese conto di aver investito un uomo, capì la gravità di ciò che era successo la notte prima.  Passò due intere giornate chiuso in casa, temendo di sentire da un momento all’altro le sirene della polizia avvicinarsi all’abitazione. Ma la polizia non arrivò e lui non si costituì mai.
Scoprì presto che l’uomo aveva una moglie incinta di sette mesi. Vinto dal senso di colpa, un giorno avvicinò la donna e col tempo tra loro nacque una storia. Gli anni passarono e Leonard crebbe il bambino come se fosse suo nel disperato tentativo di redimersi per averlo privato del padre.
Crescendo però il piccolo Nick non poté fare a meno di porre domande sul suo vero papà, su chi fosse e su come fosse morto. Ogni domanda era una stilettata nel cuore di Leonard che non sapeva come gestire il suo senso di colpa. Più passava il tempo, più il pensiero di quanto aveva fatto diventava insostenibile.
Poi arrivò il giorno del diciottesimo compleanno del ragazzo e accadde qualcosa che turbò profondamente Leonard. Mentre festeggiavano assieme, durante il taglio della torta, Nick disse solo. – Voi mi avete sempre dato tutto quello di cui avevo bisogno. Non ho desideri particolari salvo… salvo… Leonard non fraintendere, io ti voglio bene come se fossi mio padre, ma vorrei… vorrei solo capire perché l’assassino del mio vero padre quella notte non ha fatto niente per aiutarlo. Vorrei capire perché se n’è andato lasciandolo semplicemente lì a morire.
Fu allora che Leonard capì di non poter continuare ancora a mentire. Lasciò che il ragazzo si godette il suo compleanno e due giorni dopo riunì lui e sua moglie in salotto.
Soffocato dal dolore e dal rimorso, raccontò loro tutta la verità vedendo prima lo sconcerto poi la rabbia, il dolore e l’angoscia dipingersi sui loro volti.
Mentre parlava, con le sirene della polizia che si avvicinavano alla villa sentì il peso della colpa sciogliersi. Anche se lo avrebbero odiato, anche se avrebbe passato la vita in prigione, in un modo o nell’altro era tornato libero.



Pubblicato da Unknown alle 11:39  

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo racconto e assolutamente vero, non potremo mai eludere la nostra coscienza... Edgar Allan Poe docet! ^________________^
Bravaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa <3

3 maggio 2013 alle ore 14:23  

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