Buonsalve!
Ho scritto questo racconto pensando a come potesse vivere una donna senza
identità né passato, una donna che non ha bisogno di legami e che ama viaggiare
più di ogni altra cosa.
Senza volto
(racconto n.182)
Natalie
era una viaggiatrice esperta. Lei non aveva un’identità, né una vera casa.
Tutto il suo mondo era una borsa nella quale teneva i suoi pochi vestiti, il
suo libro preferito (viaggio al centro della terra) e un peluche a forma di
pinguino. Si spostava di continuo, girando per l’America e dormendo nei motel
che trovava lungo la strada. Adorava quella vita. Visitare nuovi posti,
percorrere strade che non tutti conoscevano e incrociare nuove esistenze delle
quali non avrebbe più saputo niente una volta passata alla tappa successiva.
Quel
pomeriggio se ne stava appollaiata sul retro di un camion nel quale si era
intrufolata per scroccare un passaggio. Aveva già avuto brutte esperienze con
dei camionisti che pensavano di potersi prendere troppe libertà per il solo fatto
di averle fatto una cortesia.
All’improvviso
il velivolo si fermò e lei sgattaiolò giù, ritrovandosi in un distributore al
lato di una statale. Inspirò a fondo e si legò i lunghi capelli neri in una
coda alta. I suoi occhi scuri brillarono per un attimo di euforia. Il viaggio
continuava!
S’incamminò
lungo il bordo della strada finché all’improvviso una voce non la chiamò – Ciao
bellezza! Ferma!
Un
uomo a bordo di una decappottabile nera rallentò e iniziò a seguirla facendo
apprezzamenti non proprio piacevoli. Alla fine lei sospirò e decise di
accettare le sue avances.
Salì
in macchina e lui, accarezzandole di tanto in tanto le cosce, la portò in un
motel. Si registrarono, l’uomo pagò e insieme si avviarono verso la camera. Quando
furono davanti alla porta però lei gli sorrise e disse – Aspettami qui fuori. Voglio
farmi trovare pronta a dovere.
Lui
sorrise compiaciuto. – Sbrigati.
Mezz’ora
dopo però l’uomo cominciò a spazientirsi. Iniziò a bussare alla porta con
sempre più insistenza. – Apri questa cazzo di porta, troia! Sono stufo di
aspettare.
In
quel momento un omone con una grossa pancia da birra e una canottiera unta aprì
la porta. – Si può sapere che vuoi? Stavo dormendo, cazzo!
L’uomo
sgranò gli occhi. – Ma… tu chi diavolo sei? La mia ragazza è qui dentro, lei…?
-
Ragazza? Di che stai parlando? – rise l’omone.
– Se ci fosse stata una bella figa in questa stanza me ne sarei accorto,
fidati.
L’uomo
rimase a dir poco di sasso. Quando se ne fu andato l’omone chiuse la porta e
rise di gusto. Se ne andò in bagno e quando si trovò davanti allo specchio il
suo volto e il suo corpo mutarono tornando ad essere quelli di Natalie.
Soddisfatta, la ragazza si buttò al letto.
Si
era guadagnata un’altra notte gratis in motel.
Ecco
perché le piaceva quella vita perché in fondo le permetteva di essere se
stessa: una persona senza un’identità o una casa, una mutaforma, una donna
senza un volto.
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