Buonsalve! Questo racconto è nato provando a immaginare una creatura
alata precipitata nel nostro mondo e una creatura in grado di sorpenderla.
Alata
(racconto n.186)
Dalia sbattè
ripetutamente le ali cercando di prendere il volo, ma sapeva che non ci sarebbe
riuscita. Erano settimane che provava a tornare a casa, ma da quando aveva
perso una delle sue piume primarie era stata costretta a restare nel mondo
terrestre, incapace di tornare indietro. Non ricordava come fosse successo.
Stava volando tenendosi nascosta tra le nuvole quando un fulmine si abbatté a pochissima distanza
da lei.
Sussultò per lo spavento e piombò giù, stordita e assordata.
Finì in un campo alla periferia di una grossa città umana. Non seppe dire per
quanto tempo rimase priva di sensi, ma quando rinvenne una delle sue piume
dorate erano sparite. Erano quelle a dare forza alle sue ali a permettere agli
Alati come lei tornare nel loro regno celeste.
Aveva setacciato a lungo il campo in cerca della piuma, ma se
l’aveva persa in volo poteva essere ovunque. Se invece le era stata rubata
allora non l’avrebbe mai più rivista.
Non avrebbe mai trovato l’umano che l’aveva presa. Di sicuro
doveva essere scappato a chilometri di distanza. Oltre al campo aveva provato a
vagare nei dintorni in cerca di qualche segno della piuma finchè un giorno non
s’imbatté in una piccola casa poco distante.
Era una bettola a due piani che sembrava dover cadere a pezzi da
un momento all’altro. Una bambina, impolverata e vestita di stracci, stava
rannicchiata a terra disegnando sulla terra con qualcosa che solo dopo un
attimo Dalia capì essere la sua piuma.
Si avvicinò, ripiegando le ali all’interno del corpo, cosa che
ogni volta le provocava fastidio e
dolore. – Ciao. Che bella piuma che hai. Dove l’hai trovata?
La bambina alzò la testa verso di lei e si alzò, visibilmente
intimorita. Allungò il braccino indicando un punto nel campo poco distante da
dove Dalia era precipitata.
L’Alata alzò gli occhi e guardò la casa. – Questa è casa tua? È qui
che abiti?
La piccola fece un cenno di assenso col capo.
– Con la mia mamma. – precisò.
- Beata te. – continuò Dalia. – Io senza quella non posso
ritornare a casa mia né rivedere mia madre.
- Come mai? – chiese a quel punto la bimba con occhi sgranati.
La ragazza allora liberò le ali lentamente per non spaventarla.
Era solo una bambina umana e col tempo quell’esperienza sarebbe diventata solo
un sogno sbiadito della sua infanzia.
- Perché non posso volare senza.
La bambina rimase a fissarla per un attimo poi senza alcuna
esitazione le porse la piuma. – Tieni. Io starei male al pensiero di non poter
più rivedere la mia mamma.
Dalia rimase davvero molto colpita da quel gesto e dalla
semplice purezza che vedeva nell’animo della bambina. Sorrise e prese la piuma poi
avvicinò la mano verso la piccola, tenendola con il palmo rivolto verso l’alto.
Chiuse la mano a pugno e quando la riaprì al suo interno vi
erano delle monete d’oro. – Prendi queste in segno di ringraziamento e dalle
alla tua mamma. Dille che sono un ringraziamento per aver cresciuto una brava
bambina.
La piccola guardò ammaliata le monete e le prese timidamente
ringraziando la sconosciuta per quel regalo.
Pochi minuti dopo, Dalia si stava librando in ciela diretto
verso casa con nel cuore il ricordo prezioso di una bambina umana che al valore
dell’oro preferiva il tesoro di una madre.
1 commenti:
struggente... degno di un episodio di "Ai confini della realtà"...
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