BUonsalve!
Questo racconto è ispirato a una paura che penso siano in molti ad avere:
quella di venire sepolti vivi. Buona lettura!
Buio.
Attorno a lei, Silvie, non c’erano che tenebre. Sentiva della terra sotto le
dita e un gelo che le entrava fin nelle ossa. Aveva paura, non ricordava come
fosse finita in quel posto, non sapeva nemmeno dove si trovasse. La sua mente scavò nei ricordi, cercando di
andare a fondo nella memoria.
Era appena
uscita dall’università, una giornata come tante, piuttosto monotona a dire il
vero.
Stava
attraversando la strada quando una macchina le venne addosso.
Il dolore fu
intenso e improvviso poi ci fu il vuoto. Quando rinvenne vide un medico chino
su di lei. Aveva il volto coperto da una mascherina, ma dagli occhi Silvie capì
che stava ridendo.
- Che bella
bambolina che sei… questo posto non fa per te.
La ragazza
sentì le palpebre farsi pesanti. Tutto attorno a lei si fece sbiadito.
- Le bambole
come te meritano di stare in una teca di vetro.
Ci fu ancora
il vuoto, un vuoto lungo e interminabile dal quale riemerse con lentezza
esasperante. Sentì un rumore, come di qualcuno che scavava in maniera
insistente.
Quando riuscì
di nuovo a vedere bene, scorse un uomo poco distante intento a scavare con una
grossa pala. Accanto a lui c’era una bara di vetro, tutt’attorno decine e
decine di bare.
Appena si
accorse del suo risveglio, l’uomo le si avvicinò. Silvie provò a scappare, ma
si rese conto solo in quel momento di essere legata. Cercò di gridare, ma le
mani del rapitore si serrarono subito attorno alla sua bocca.
In un attimo
lui la sollevò di peso, spingendola nella bara. La slegò solo un attimo prima di
richiudere il coperchio sopra di lei. Silvie urlò e urlò, ma la bara sembrava
attutire tutti i suoni.
Non poté
fare altro piangere anche dopo che la terra l’ebbe inghiottita, gettandola nel
gelo delle tenebre.
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