BUonsalve! Ultimamente
penso spesso che rinunciare a qualcosa di importante per te può portare a
qualcosa di altrettanto bello e importante. A volte non serve avere le ali per
volare davvero.
La rinuncia
a volte fa male, ma altre volte può portare a scoperte inaspettate,
bellissime. Lili all’inizio non aveva
idea di quanto le avrebbe portato rinunciare a ciò che amava. Il suo più grande vanto erano le ali,
bellissime ali simili a quelle delle farfalle che brillavano di colori
cangianti.
Certo tutte
le altre fate l’avevano, ma le sue erano così belle da suscitare l’invidia di
molte sue compagne. Al di là della loro
bellezza però, Lili amava le sue ali perché la facevano sentire libera, perché
volare era ciò che amava di più al mondo.
Un giorno,
mentre faceva una dei suoi voli diurni, vide un umano farsi pericolosamente
vicino ai confini della loro foresta. Se vi si fosse inoltrato lei e le sue
sorelle sarebbero state in pericolo.
Come temeva, l’uomo varcò l’arcata degli alberi. Aveva un arco con sé.
Era un cacciatore, la razza di umani peggiore che potesse esistere. Lili lo
guardò con odio pronta a fare ciò che doveva per liberarsene.
Si avvicinò
dall’alto proprio nel momento in cui lui incoccò una freccia, mirando a una
cerva poco distante. La fata stette per aggredirlo, ma l’uomo abbassò subito la
propria arama. Un cucciolo si era avvicinato alla cerva e questo lo aveva
portato a rinunciare alla caccia.
Il gesto dell’umano
colpì molto Lili e la portò a un gesto che non aveva mai pensato di poter fare:
salvò l’uomo, annebbiandogli la mente e conducendolo fuori dal loro bosco.
Una delle
sue sorelle però vide il suo salvataggio. Invidiosa e subdola, denunciò il suo
gesto la consegnò alle fate più anziane. Come punizione la bandirono, tagliandole le sue bellissime ali.
Lili vagò a
lungo ai confini del bosco, piangendo per quella che era come la perdita di una
parte della sua stessa anima. Un giorno
però incrociò il cacciatore che aveva
aiutato. Non seppe dire come né perché, ma lui la riconobbe. Nel suo sguardo, nella sua gentilezza, la
fata sentì il dolore farsi meno intenso. Forse aveva trovato qualcos’altro in
grado di renderla libera.
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