Buonsalve!
Questo racconto è nato perché è un periodo strano per me, un periodo pieno di
interrogativi su molte cose. Ma basta con le chiacchiere inutili! Godetevi il
racconto! ^,.,^
Essere libero
(racconto n.207)
Che
cosa rende un uomo davvero libero? Cos’è che rende l’esistenza di un individuo
davvero degna di essere vissuta? Nathan si era posto spesso quelle domande e si
era sempre domandato come avrebbe potuto rendere la propria vita davvero
degna.
Per
questo era partito per mare quando era ancora molto giovane. Si era arruolato
in una ciurma pensando che viaggiare gli avrebbe permesso di sentirsi davvero
libero, di ignorare quei legami e quei
vincoli che lo avevano sempre spaventato. Un giorno però il loro vascello venne
abbordato da una nave pirata. Lui fu l’unico sopravvissuto della ciurma. Era
troppo giovane, aveva detto il capitano, per essere ammazzato.
Divenne
perciò un prigioniero in una nave di assassini e criminali che di certo non
avrebbero esitato un solo istante a ucciderlo al minimo sgarro. I primi mesi
furono lunghi e terribili, pregni di paura e angoscia. Non aveva idea di ciò
che sarebbe stato di lui, ma sapeva che la sua sorte era segnata. Aveva perso per
sempre la libertà a cui aveva sempre aspirato. Un giorno però il capitano lo
chiamò nella sua cabina. Dopo alcuni snervanti convenevoli, l'uomo gli fece
un'unica domanda: - Qual é la cosa che desideri più di ogni altra?
La sua risposta fu rapida e decisa. -
Capire cosa vuol dire davvero essere liberi.
Il capitano rimase a fissarlo per
lunghi istanti poi lo rispedì ai suoi umili lavori.
Qualcosa però cominciò a cambiare da
quel giorno.
Gli
vennero affidate nuove mansioni e nessuno sembrò più aver voglia di umiliarlo e
maltrattarlo. Pian piano, senza quasi che se ne rendesse conto, divenne uno
della ciurma. Quei pirati gli permisero di scoprire un mondo nuovo, diverso.
Gli mostrarono la gioia di viaggiare per mare senza una meta se non quella
dettata dal mare stesso, un organismo vivo, pulsante, capace di trasmettere
felicità e terrore con la sua voce imponente. Un giorno, durante uno scontro
con altri pirati, Nathan venne ferito nel tentativo di proteggere il capitano.
Non seppe spiegarsi il perché di quel gesto istintivo e anzi lo rimpianse nei lunghi giorni in cui, in
preda alla febbre, rimase sospeso tra la vita e la morte. Quando si rimise in
sesto e riuscì a uscire dalla canina che gli era stata assegnata per la
guarigione, trovò tutti i pirati in ginocchio con la testa china a terra. Senza
dargli il tempo di meravigliarsi gli chiesero scusa per non essere stati in
grado di proteggerlo. Lui ormai era uno di loro e i membri della ciurma si
difendevano sempre a vicenda. Se era stato ferito a quel modo era stata anche
colpa loro. Quel gesto lo colpì molto e lasciò un segno dentro di lui.
Grazie
a quegli uomini, Nathan comprese la gioia dell'avventura, ma anche l'impegno e il peso della responsabilità della vita dei
compagni. Sostenersi a vicenda, proteggersi e rispettarsi... Nessuno gli aveva
mai dato tanto. Per la prima volta in vita sua capì cosa voleva dire essere
davvero libero. Non era l'assenza di legami o il poter andare ovunque e far ciò
che si voleva, ma la consapevolezza di poter scegliere la propria strada avendo
accanto persone con cui condividerla.
1 commenti:
Albert Camus scriveva, ne "Il mito di Sisifo" che "stabilire se la vita valga o meno la pena di essere vissuta, è risolvere la questione fondamentale della filosofia"... direi che la tua proposta, cosi bella e viva, sia davvero ottima... un racconto d'avventura con una perla di significato... bravissima ^__________________^
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