BUonsalve!
Questo racconto è ispirato alla storia vera di un poliziotto la cui moglie ha
trovato sul suo computer una lista di 100 donne (tra cui lei) che l’uomo aveva intenzione di torturare, cucinare e
mangiare. (La foto inserita è presa da questo articolo: http://www.corriere.it/cronache/13_febbraio_26/poliziotto-cannibale-voleva-cucinare-100-donne_0734c06c-8042-11e2-b0f8-b0cda815bb62.shtml?fr=box_primopiano) Per la serie: la realtà a volte supera di gran lunga qualsiasi film horror.
Tutto è nato
come una semplice fantasia. Un’idea che si fece strada nella mia mente come un
tarlo, un’idea eccitante e perversa che in un primo momento mi terrorizzò, ma
che col tempo si fece sempre più allettante e accattivante. Ero in grado di
farlo? Potevo davvero progettare una cosa del genere? Sì potevo. Trovare i
nomi, seguire i loro spostamenti, individuare il momento esatto per agire… Un
lavoro del genere non sarebbe stato difficile per me. All’inizio lo feci solo per il gusto di
vedere come avrei potuto trovare e rapire tutte quelle donne per poi nutrirmi
di loro, cucinarle e mangiarle senza che potessero in alcun modo risalire a me.
Fu
divertente, una piacevole ricerca che mi occupò per intere notti in cui uscivo
di nascosto o mi mettevo al computer stando ben attento a non farmi scoprire da
mia moglie. Lei non avrebbe dovuto sapere niente fino a che non fosse arrivato
il suo momento. Lei sarebbe stata nell’elenco delle mie vittime ideali.
Mi ci
vollero mesi, ma alla fine riuscii ad avere la mia lista.
Nel file in
cui avevo concentrato tutte le mie ricerche c’era un elenco di cento donne che
avrei potuto torturare e mangiare senza alcun problema né alcuna conseguenza.
Per giorni
quella lista continuò a tormentarmi. Era diventata una vera e propria tortura.
Ma perché non potevo farlo? Che cosa me lo impediva?
Ero un
poliziotto, avevo visto quanto violento e oscuro potesse essere l’animo umano. Se tutti i criminali in cui mi ero imbattuto
potevano farlo e magari uscirne impuniti perché non io?
Perché non
potevo soddisfare quell’istinto che sentivo bruciarmi dentro e consumarmi come
un cancro?
Fu una
settimana straziante e angosciante. La morale che mi avevano inculcato fin da
bambino si opponeva alla consapevolezza che non c’era morale nel mondo se non
quella che ognuno imponeva a se stesso.
Alla fine
però fu come risvegliarsi da un incubo. Potevo farlo perché ne avevo i mezzi e
le capacità.
Potevo farlo
perché volevo. Mi sarei nutrito di quelle donne e ne sarei uscito illeso.
Quella
mattina guardai mia moglie con una meravigliosa sensazione di pace. Mi leccai
le labbra nel vederla preparare la colazione.
Lei
all’improvviso si voltò e mi sorrise imbarazzata. – Come c’è amore? – chiese.
Mi alzai e
le diedi un piccolo bacio sulle labbra. – Niente. Ti amo, tesoro.
1 commenti:
Semplicemente agghiacciante... e tanto più terribile quanto lascia intravedere più che far vedere... tutto avviene nel più nero quotidiano, dentro alle nostre consuetudini. L'istituzione del matrimonio crolla sotto il marciume che avanza, una grandezza nuova fatta solo di volontà di potenza e di genio della perversione.
Il delitto come arte perfetta, sublime traslazione del potere dell'ingegno e della passione umana. Una persona qualsiasi cede al lato nascosto, ciò che viene escluso per permettere alla società di vivere.
Solo l'istinto di morte che precede un grande amore.
E tutto questo in una scena che sa tanto di "Famiglia Mulino Bianco"... semplicemente perfetto!
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