Buonsalve amici! Questo racconto è stato scritto perché, a volte, siamo così sicuri di noi stessi
che non ci rendiamo conto che c’è
e ci sarà
sempre qualcuno più
bravo di noi e che non bisogna ma smettere di crescere e imparare. A volte solo
una sconfitta ci aiuta a ricordarlo.
Lana viveva per la competizione. Erano anni che tirava con
l'arco e ormai gareggiava a livello nazionale. Amava l'adrenalina che le
attraversava il corpo durante una gara e l'esaltante euforia che la pervadeva
nel momento in cui diventava consapevole della vittoria.
Per questo si allenava ogni giorno, faticando e sudando fino a
quasi farsi sanguinare le mani. Voleva essere la migliore, raggiungere i
massimi livelli e arrivare a vincere le olimpiadi.
Il suo non era solo spirito di competizione. Aveva una vera
passione per quello sport al quale aveva dedicato così tanto di sé. Era tutta la sua vita,
la sua unica certezza.
Poi un giorno qualcosa minò le sue sicurezze. Quella che si stava
per svolgere era la competizione più
importante a cui avesse partecipato. Se fosse arrivata prima avrebbe avuto le
porte spalancate per competizioni a livello internazionale.
Avrebbe davvero lasciato un segno.
All'improvviso il suo sguardo incrociò quello di un'altra
atleta. Rimase come pietrificata. C'era
in fuoco negli occhi di quella ragazza che le fece paura. Era determinata e
appassionata, forse anche più
di lei.
Lana scosse la testa e si concentrò sul momento. Non doveva
lasciarsi distrarre.
La gara procedette bene e alla fine Lana si ritrovò alla pari con la
ragazza che aveva incrociato.
Incoccò
l'ultima freccia e liberò
la mente. Un solo, ultimo colpo.
Ce l'avrebbe fatta. Non avrebbe sbagliato. Era lei la
migliore. Fu un attimo. Scoccò
la freccia. Quando alzò
la testa sentì
il mondo crollarle addosso. Aveva sbagliato. A differenza di quello della
rivale il suo non era un centro perfetto.
Quando tornò
a casa, in lacrime, la sconfitta le
bruciava ancora come acido nelle vene. Aveva fallito. Non era stata abbastanza
brava. Per un po’
provò
l'irrefrenabile desiderio di mollare. Passò
tre giorni chiusa nella sua stanza senza vedere nessuno né allenarsi. Fu suo
fratello a scuoterla. La trascinò
fuori dalla stanza e la costrinse a prendere di nuovo l'arco in mano.
Quando lo tenne di nuovo stretto tra le dita, Lana capì che non poteva
rinunciare. Era quella la sua vita, la sua passione. Sarebbe andata avanti
portando con sé
quella lezione. Non avrebbe mai dimenticato il sapore amaro della sconfitta.
Ora era consapevole di non essere la più
brava, che c'erano ancora molte avversarie da affrontare e sconfiggere prima di
potersi definire tale.
Doveva crescere e migliorare. Solo continuando a farlo sarebbe
stata davvero la migliore.
0 commenti:
Posta un commento