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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Il sorriso dell'assassino

lunedì 15 luglio 2013

Buonsalve! Questo è uno di quei racconti che ti saltano in mente appena apri  gli occhi la mattina. Spero vi piaccia. Per quanto riguarda l'immagine... beh un piccolo omaggio a un personaggio che adoro. ^,.,^

Il sorriso dell'assassino
(racconto n.318)


Quando Rise arrivò nel piccolo villaggio di Luncher nessuno badò più di tanto a lui. Era solo un uomo come tanti, un viandante senza soldi con un sorriso da idiota e l’entusiasmo di un ragazzino. Arrivò  all’improvviso, chiedendo un lavoro alla locanda  centrale in cambio di cibo e alloggio. Lo assunsero come tutto fare e per un po’ visse in tranquillità e nell’anonimato, conquistandosi la simpatia di tutti gli abitanti. In particolare, Rise legò molto con Albia, figlia del locandiere che lo ospitava. I due passavano molto tempo assieme e col tempo tra loro si creò una complicità molto profonda. Per quanto lui non parlasse mai di sé, lei lo considerava un caro amico al quale confidare speranze e desideri. Dal canto suo, Rise ammirava molto l’entusiasmo e il carattere vivace di quella ragazza che sognava di viaggiare e vivere avventure straordinarie in giro per il mondo. La trovava meravigliosa quando il suo sguardo si perdeva all’orizzonte e gli occhi le si illuminavano nell’immaginare il futuro. Un giorno però quello sguardo si spense per sempre. Una sera, Albia andò ai margini del villaggio per portare da mangiare a un’amica impossibilitata a muoversi di casa. La ritrovarono a un lato della strada con i vestiti strappati e il corpo sporco di sangue. Fu Rise a riportarla a casa e ad accudirla quella notte mentre il padre, disperato, meditava vendetta nei confronti dei porci che le avevano fatto una cosa tanto orribile.
Il giorno dopo quei mostri si presentarono alla locanda.  Erano tre banditi che si comportavano come se fossero i padroni del mondo.  Rise e il locandiere li tennero d’occhio fin da quando misero piede nel locale. All’inizio li lasciarono stare, ma quando i tre iniziarono a vantarsi della ragazza che avevano “accudito” la notte prima il padre di Albia perse la testa.
Li aggredì, cercando di colpirli con un coltello, ma uno di loro lo sbatté contro il bancone puntandogli una pistola alla tempia. Il bandito si ritrovò con la gola squarciata tre secondi dopo. In un attimo, Rise lo aveva raggiunto e ucciso con un grosso pugnale dalla lama ricurva poi era scattato verso gli altri due e li aveva sventrati senza battere ciglio, con una maestria inumana.  Gli abitanti del villaggio presenti quasi non lo avevano visto muoversi.
Il padre di Albia si alzò e rimase per un attimo a fissarlo, soffermandosi a lungo sul pugnale insanguinato affilato quasi quanto lo sguardo del suo proprietario,  uno sguardo spietato ancora traboccante d’ira. L’arma aveva l’elsa di un rosso intenso che quasi si confondeva col sangue che l’imbrattava.
- Tu sei…
Rise fece un cenno di assenso col capo. Per un po’ aveva sperato di essersi liberato del suo passato, della sua natura di assassino e dalla violenza che aveva da sempre segnato la sua vita. Ora avrebbe dovuto affrontare anche quegli uomini che aveva iniziato a considerare amici.
- Scappa. – disse il padre di Albia senza esitazione. – Va via prima che arrivino le guardie.
Rise guardò sbalordito prima lui poi tutti i presenti che lo incitavano a mettersi in salvo. La sua rabbia si dissolse e la sua espressione spietata cedette il posto a un sorriso da ragazzino, un sorriso che gli illuminò il viso e che sprizzava entusiasmo. – Dite ad Albia che mi dispiace e… grazie di cuore per tutto!
Se ne andò  lasciandosi alle spalle i soli mesi di felicità avuti nella vita. Per la prima volta in vita sua, Rise l’Assassino versò una lacrima di dolore.




Pubblicato da Unknown alle 10:21  

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo... davvero toccante :D

15 luglio 2013 alle ore 11:09  

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