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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Ciò che ti devo

sabato 13 luglio 2013

Buonsalve! Avendo giocato molto a carte ultimamente con mia nonna e mia cugina, ho deciso di scrivere un racconto su una partita a carte con un finale non proprio “lieto”. Buona lettura!

Ciò che ti devo
(racconto n.316)

Quando Jack entrò nella stanza calò un silenzio inquietante. I tre uomini seduti al tavolo si voltarono verso di lui, squadrandolo dalla testa ai piedi come se fosse un animale selvatico scappato dalla propria gabbia.
L’aria era satura dell’odore del fumo di sigarette e di birra, sul tavolo fiche per migliaia di euro erano sparpagliate un po’ ovunque.
- Sei in ritardo. – disse uno dei tre iniziando a mischiare un mazzo di carte.
Jack si limitò a sorridere e si sedette nell’unico posto libero. – Beh, allora non perdiamo altro tempo.
I suoi occhi di ghiaccio si posarono sugli altri tre giocatori, apparentemente privi di emozioni e indifferenti a quanto stava accadendo. La sua attenzione era rivolta in particolarmente a uno di loro, un omaccione sulla quarantina col fisico da lottatore professionista e lo sguardo eternamente incazzato. La partita iniziò e, mano dopo mano, le fiche davanti a Jack cominciarono ad aumentare.  La sorte però girò a suo sfavore quando in una sola mano, l’omaccione lo privò praticamente di metà dei suoi soldi. Due mani dopo era stato spennato del tutto.  L’uomo se la rideva, beffandosi di lui con un’irritante aria compiaciuta. – Avanti paga, damerino! Tira fuori i miei soldi!
Jack allora infilò una mano in tasca e con rapida eleganza gli lanciò qualcosa. L’uomo ci mise un po’ a capire che si trattava di una foto e ancor di più a rendersi conto che lui quella ragazza l’aveva già vista.
Non riuscì nemmeno ad alzarsi dalla sedia.
Rapido e letale, Jack gli sparò a entrambe le gambe e lo fece finire a terra mentre gli altri due assistevano alla scena paralizzati dal terrore.
- Ecco ciò che ti devo, porco. – sibilò Jack avvicinandosi e sparargli un colpo dritto nelle palle. – Per quello che le hai fatto.
L’uomo urlò e si dimenò, piangendo come un bambino inerme
Un ultimo colpo lo freddò  aprendogli un buco in fronte.
Jack guardò gli altri due uomini, uno dei quali era caduto dalla sedia per la paura e lo fissava seduto su una pozza della sua stessa urina.
Erano solo dei vigliacchi. Non avrebbero parlato e anche se lo avessero fatto ciò che sapevano di lui era solo un’elaborata menzogna. – Tenete pure i soldi. – disse solamente.

 Se ne andò lasciando a loro il compito di ripulire, soddisfatto per aver finalmente ottenuto vendetta.


Pubblicato da Unknown alle 11:57  

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Particolarmente tarantiniano e noir, poi quando mi citi "Sin City" con tanta nonchalance sei assolutamente superba... <3

15 luglio 2013 alle ore 11:03  

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