skip to main | skip to sidebar

365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

Archivo del blog

  • ▼ 2013 (243)
    • ► agosto (31)
    • ▼ luglio (31)
      • Hanno ucciso la Signora in Giallo
      • Al mio assassino
      • Per il futuro
      • Una razza ormai estinta
      • Ricordi riflessi
      • Il destino, le coincidenze e la pizza
      • Celebrare ogni nascita
      • Il miracolo
      • Morire Vivendo
      • L'origine della grandine
      • Ricordi nell'acqua
      • La pietà della principessa
      • Canto ribelle
      • L'incidente
      • Il persecutore
      • Problemi col cibo
      • Il sorriso dell'assassino
      • Chissà cosa direbbe Samantha.
      • Ciò che ti devo
      • Pinguino Assassino
      • La donna in rosso
      • Il prezzo dell'egoismo
      • La spadaccina
      • Il baratro del dolore
      • Una partita da incubo
      • Sorelle
      • Un gesto di amicizia
      • Il controllo è potere
      • La leggenda dell'uomo nero
      • Il ladro di merendine
      • Il lombrico fantasma
    • ► giugno (30)
    • ► maggio (31)
    • ► aprile (30)
    • ► marzo (31)
    • ► febbraio (28)
    • ► gennaio (31)
  • ► 2012 (122)
    • ► dicembre (31)
    • ► novembre (30)
    • ► ottobre (31)
    • ► settembre (30)

365 Stories from my Head

Il baratro del dolore

lunedì 8 luglio 2013

Buonsalve! Un racconto sulla disperazione e sulla perdita della speranza davanti a un dolore troppo grande da sopportare. Un  racconto scritto anche pensando a quanti senzatetto ci capita di vedere per strada e a quanta indifferenza spesso riserviamo loro, incapaci di provare anche solo a immaginare cosa possa averli portati a quella loro esistenza.

Il baratro del dolore
(racconto n.311)

Matt aveva passato così tanto tempo in solitudine da non ricordare più cosa volesse dire avere una casa, una famiglia o anche solo una persona gentile vicino. Per lui tutto cambiò così in fretta che non aveva idea degli anni che aveva trascorso a vivere così, rannicchiato sul ciglio di una strada, solo con la propria disperazione. Ogni tanto frammenti di ricordi tornavano a tormentarlo. Nella sua mente si rivedeva felice con la donna che aveva amato fin dai tempi del liceo e con la quale si era sposato da pochi mesi. Ricordò i bellissimi giorni iniziali poi il dolore e l’angoscia quando lei aveva cominciato ad ammalarsi.
La malattia se l’era portata via in pochi mesi. Lui aveva fatto di tutto per poterle dare le cure migliori e aiutarla a guarire, ma alla fine non aveva fatto altro che guardarla soffrire e morire senza poter far niente.  Da allora Matt si era lasciato andare. Aveva abbandonato il lavoro, cadendo in un profondo stato di disperazione dal quale non era riuscito a riemergere. In poco tempo perse tutto quello che aveva e si ritrovò a vivere per strada. A lui però non importava degli sguardi pietosi o seccati che gli lanciava la gente né dei tentativi degli altri senzatetto di  rubargli quel poco che riusciva a trovare. Non gli interessava nemmeno che qualcuno conoscesse la sua storia. Che tutti pensassero pure che era un fallito, un essere patetico che non era e non sarebbe mai stato una persona rispettabile. Non avrebbero mai saputo della sua laurea in architettura né delle bellissime ville che aveva arredato e contribuito a costruire. 
Poi arrivò il Grande Gelo, l’inverno più freddo che si fosse mai visto nella zona da decenni.

Matt capì che non ce l’avrebbe fatta e non gli importava. Rifiutò ogni aiuto e ogni gesto caritatevole. Nella sua mente c’era solo il desiderio di raggiungere la donna che amava. Il freddo si fece sempre più intenso e pungente. Iniziò col non sentire più le gambe poi tutto il suo corpo si intorpidì e il freddo divenne l’unica sensazione che era in grado di percepire. Le palpebre si fecero pesanti, la mente vuota, debole.  Quando si addormentò nessuno si accorse che il suo cuore aveva smesso di battere.  Nessuno avrebbe mai saputo che quel cuore era andato in frantumi da tempo, passando attraverso una felicità perfetta fino a sprofondare nel baratro della disperazione.  


Pubblicato da Unknown alle 15:04  

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Non ti dico perchè questo racconto mi abbia fatto cosi male... ma è vero e dannatamente concreto. Brava <3

8 luglio 2013 alle ore 15:24  

Posta un commento

Post più recente Post più vecchio Home page
Iscriviti a: Commenti sul post (Atom)

Blog Design by Gisele Jaquenod

Work under CC License

Creative Commons License