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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Canto ribelle

venerdì 19 luglio 2013

Buonsalve! Questo racconto mi è stato ispirato da una canzone. Si tratta di Hoist the colours, la canzone piratesca che si sente all’inizio del terzo film dei “Pirati dei Caraibi.” Per il titolo riprende quello del terzo volume della saga di Hunger Games. Buona lettura. ^,.,^

Canto ribelle 
(racconto n.322)


Non avrei mai pensato che avrei assistito al momento in cui si sarebbero decise le sorti della nostra ribellione. Per anni avevamo vissuto nell’ombra, combattendo contro un governo che avrebbe fatto di tutto pur di imprigionare le nostre speranze, pur di renderci schiavi della loro volontà ottusa e bigotta. Presto però le cose sarebbero cambiate. Al fianco dell’uomo che amavo e dei miei compagni, combattei di strada in strada contro soldati che forse non volevano obbedire quanto noi, ma che, a differenza di noi, non avevano scelta. I nostri amici caddero uno ad uno, ma nessuno si arrese. Nei pressi del parlamento però, uno sbarramento di soldati armati di grossi fucili bloccò la nostra avanzata. Fu un massacro. Quando aprirono il fuoco il rombo dei fucili mi assordò completamente poi arrivò al dolore, atroce e insopportabile all’altezza della spalla. Caddi a terra, ferita e consapevole: nessuno di noi sarebbe sopravvissuto. Con metà del viso nel fango, aprii gli occhi e vidi il cadavere del mio amato accanto a me. Lo avevano colpito in piena fronte. Non riuscii a trattenere le lacrime né la rabbia che in un attimo si riversò su di me. Non poteva finire così,  non lo avrei permesso. Non so  perché mi tornarono in mente le parole del canto che aveva dato inizio a tutto, le parole che, diffondendosi di bocca in bocca, avevano riunito me e i miei compagni nella lotta. La voce all’inizio mi uscì flebile, a malapena udibile.  Con uno sforzo immane mi rimisi in piedi mentre la mia canzone si faceva sempre più forte. Quasi rimasi sorpresa nell’udire un’altra voce unirsi alla mia  poi un’altra e un’altra ancora… In un attimo il nostro canto si diffuse nell’aria, forte come non lo era mai stato. Parole di libertà e unione vibrarono trasportate dal vento, animate dalla volontà di chi era pronto a tutto, perfino a morire per difendere quella libertà. Seguiti da quel canto, io e i miei compagni avanzammo, feriti e sporchi, cadaveri che non si sarebbero mai arresi alla morte.  La mia voce si fece più forte che mai quando vidi i soldati puntare nuovamente le armi.  Con tutta la rabbia e la paura che avevo in corpo, alzai il pugno al cielo e li sfidai con la mia voce. Poi ci fu di nuovo il rombo degli spari. L’ultima cosa che sentii fu un dolore intenso al petto. Caddi in ginocchio consapevole che non mi sarei più rialzata. Mentre morivo però scorsi gli abitanti della capitale guardarci con le lacrime agli occhi. Quelle lacrime mi infusero una dolce sensazione di speranza. In un modo o nell’altro avevamo toccato i cuori di quella gente e avevamo lasciato un segno che avrebbe portato una rinascita. In un modo o nell’altro non eravamo morti invano.


Pubblicato da Unknown alle 13:58  

1 commenti:

Anonimo ha detto...

bellissimo, sperando che non subiscano un bel revisionismo storico come i nostri Partigiani, che da combattenti e martiri della libertà sono improvvisamente diventati "banditi" per il ritorno al potere di quello stesso potere fraudolento e totalitario che decisero di combattere a quel tempo... :D

19 luglio 2013 alle ore 14:15  

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