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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Un libro da incubo

venerdì 5 aprile 2013

Buonsalve! Ho scritto questo racconto perché due sere fa ho iniziato a leggere il libro “i vivi, i morti e gli altri” di Claudio Vergnani e… beh ho finito con l’avere gli incubi (e guardate che ce ne vuole per impressionarmi, fidatevi).
Comunque come non sfruttare la cosa per inventarci su un bel racconto?  XD
p.s. l'immagine a fine racconto è proprio quella che si trova sulla copertina del libro di Vergnani ;)


Un libro da incubo
(racconto n.217)

Zombie. Erano ovunque. La paura mi scivolava sulla pelle, paralizzandomi e impedendomi quasi di ragionare.  Accanto a me, Rick, il mio ragazzo cercava disperatamente una via di fuga.  All’improvviso mi afferrò per un braccio e mi trascinò via, verso le scale.
Mi urlò di correre, di non guardarmi indietro, ma le sue parole mi arrivavano lontane, ovattate.  Mentre correvo cercai di guardarmi indietro e vidi quegli esseri alle mie spalle. I brandelli di pelle scura che penzolavano dalla carne marcescente, gli umori che grondavano da ogni orifizio, i volti deformati dalla fame… quegli esseri, un tempo umani, arrancavano e si trascinavano nel disperato tentativo di soddisfare la propria fame, di strapparci la carne a morsi e nutrirsi di noi.
In un attimo raggiungemmo il terrazzo dove trovammo due zaini abbandonati. Rick me ne porse uno. – Paracaduti. Possiamo scappare, amore. Possiamo farcela.
Mi infilai lo zaino senza farmi domande. C’era qualcosa che non andava in quella situazione, ma non importava. Saltammo dal cornicione un attimo prima che gli zombie ci raggiungessero. Quando il paracadute si aprì sentii la speranza crescere. Potevamo farcela. Potevamo scappare.
Non so quanto riuscimmo ad allontanarci, ma nel momento in cui cominciammo la discesa scorsi una fiumana di zombie radunarsi sotto di noi.
L’ultima cosa che vidi furono le loro mani adunche e le bocche sbavanti.
Poi, all’improvviso, mi svegliai.
Mi alzai di scatto e, tremando,  mi guardai attorno. Ero a casa mia, nel mio letto e non c’erano zombie attorno a me. Era stato solo un brutto sogno. Guardai il libro che avevo sul comodino, un horror che parlava appunto di quelle orribili creature. Non avrei dovuto leggerlo prima di addormentarmi.
Non dormii molto quella notte. Quell’incubo mi aveva davvero scossa eppure non ero certo un tipo facilmente impressionabile.
La sera dopo misi da parte l’horror e presi un libro che mi era stato regalato poco tempo prima da un’amica che forse non conosceva molto i miei gusti, ma che quel giorno forse avrebbe potuto aiutarmi. Il libro era una  biografia non autorizzata di Johnny Depp.
Lo guardai e mi trovai a sghignazzare. Avevo letto un libro sugli zombie e avevo sognato gli zombie… magari avrebbe funzionato anche con quello.



Pubblicato da Unknown alle 11:11  

1 commenti:

Anonimo ha detto...

uao per impressionare te, e scrivere un racconto cosi bello e con piani di realtà che si confondono... deve essere un bel libro, lo metto nella lista!
Ah comunque bello davvero, con l'accento posto sulla facoltà formativa dall'intelletto, che forma i mondi dietro a stimoli... davvero bello, complimenti :D

5 aprile 2013 alle ore 11:49  

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