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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

I'm no superman

giovedì 4 aprile 2013

Buonsalve! Questo racconto mi è venuto in mente ascoltando la sigla di “Scrubs” che sto ricominciando a seguire come si deve. Il titolo del racconto riprende proprio il titolo della canzone. Buona lettura! ^,.,^

I'm no superman 
(racconto n.216)

Susan cominciava a sentirsi davvero esasperata della sua vita. La mattina si alzava, preparava la colazione per suo marito e i suoi figli, ovviamente cercando di rispettare i gusti di tutti. Sua figlia era perennemente a dieta e non mangiava i pancakes che invece suo figlio più piccolo voleva disperatamente. Una volta finite le colazioni sistemava la cucina e si andava a lavare, vestire e truccare per andare al lavoro. Quindi le aspettavano circa nove ore di stressante lavoro durante il quale quella testa di cazzo di James, suo collega, le affidava tutte le pratiche più noiose e solo perché lei non era come le sue colleghe più sfacciate che con minigonne inguinali e bocche alle quali piaceva fin troppo aprirsi senza parlare riuscivano a facilitarsi sempre le cose.  Per quanto si fosse guadagnata la posizione di manager aziendale, quel viscido bastardo non faceva che lanciarle frecciatine od occhiate ambigue che le ricordavano di continuo la pessima opinione che aveva di lei. Dopo quelle ore snervanti doveva tornare a casa, preparare la cena, fare eventuali lavatrici e pulizie. Questo solo quando non doveva andare a prendere i figli o occuparsi dei diversi enti e associazioni benefiche  di cui faceva parte. 
Un giorno però ebbe uno strano spasmo all’occhio mentre era in macchina e per un pelo non rischiò di fare un incidente. Pensando fosse solo una questione di stanchezza decise di non badarci più di tanto. Gli spasmi però continuarono e alla fine, dopo anni di quella vita snervante, esplose.
Era al lavoro e dopo l’ennesima battuta del suo capo sentì qualcosa scattare in lei. Sbatté le pratiche addosso a James e buttò a terra tutto ciò che si trovava sulla sua scrivania. Urlò, dandogli del porco narcisista che non avrebbe mai combinato niente nella vita se non avesse avuto i soldi di papà a coprirlo.
Sebbene sapeva che avrebbe pagato le conseguenze della sfuriata, se ne andò sotto lo sguardo incredulo di tutti. Nel tornare a casa si sentì benissimo. Capì che in fondo un piccolo sfogo le sarebbe servito già da diverse settimane. Ogni tanto faceva bene tirare fuori un po’ di rabbia. In fondo lei non era mica una super donna.


Pubblicato da Unknown alle 12:48  

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Uao la mia sabri avrebbe proprio fatto come la tua Susan, qui... e non per la prima volta. Si, hai perfettamente ragione, ogni tanto voi donne dovreste tirare fuori le palle... la parità e la dignità sono si manifestano anche in questo. La tua Susan ha tutta la mia ammirazione <3

4 aprile 2013 alle ore 13:51  

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