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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

L'incidente

mercoledì 24 aprile 2013


Buonsalve amici. Un racconto scritto pensando alle disgrazie che a volte succedono nei momenti più inaspettati e che portano al risveglio di un solo, istintivo desiderio: quello di vivere.

L'incidente
(racconto n.236)

Sangue. C'era sangue ovunque. Mi sentivo confusa, stordita. Ero a terra, potevo sentire l'asfalto sotto di me, ma non riuscivo in alcun modo a ricordare perché mi trovassi lì.
Mossi la testa mentre pian piano i miei occhi cominciavano a mettere a fuoco ciò che mi circondava. Poco distante scorsi la carcassa di due auto che emettevano pericolosi sbuffi di fumo. Un uomo giaceva a terra con la faccia premuta sulla strada e le gambe schiacciate tra i detriti. Non riuscivo a capire se fosse vivo o morto.
Attorno a me sentivo dei pianti e gemiti di dolore, ma non riuscivo a capire da dove provenissero. Abbassai gli occhi e solo in quel momento mi resi conto che tutto il sangue che vedevo era il mio. Provai a gridare, ma era come se qualcosa mi premesse sulla gola, impedendomi quasi di respirare.
In quel momento i ricordi cominciarono a riemergere. Ero uscita di casa per andare in biblioteca a studiare. Avevo preso come al solito la bicicletta e imboccato la strada che percorrevo ormai almeno otto volte a settimana.
Sebbene avessi le cuffie alle orecchie ero perfettamente concentrata sulla strada davanti a me. Eppure l'attenzione non fu sufficiente.
Stavo per raggiungere un incrocio quando vidi una macchina sfrecciare a tutta velocità e passare con il rosso travolgendo un'altra macchina. Ci furono altri schianti, ma non riuscii a capire cosa stesse accadendo perché l’unica cosa che riuscii a vedere era una lamiera che mi veniva addosso..
Poi ci fu un dolore acuto e il nulla.
Non so quanto tempo passai priva di sensi.
Avevo paura, avevo tanta paura.
Ormai non cominciavo più a percepire il mio corpo. Sentivo freddo e la vista si stava di nuovo annebbiando.
Poi, all'improvviso, sentii il rassicurante suono delle ambulanze ormai vicine.
Chiusi gli occhi e sospirai sentendo le lacrime rigarmi le guance. Non avrebbero fatto in tempo.
Quando riaprii gli occhi però vidi una figura china su di me. - Sta tranquilla. - mi disse la figura. - Adesso ti portiamo in ospedale, ma tu non mollare.
Sbattei le palpebre sperando che lui capisse che non mi sarei arresa.
Sperando che capisse che volevo vivere.


Pubblicato da Unknown alle 11:39  

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