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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Osservare la vita

mercoledì 17 aprile 2013

Buonsalve! Questo racconto é nato poche ore fa, mentre tornavo in treno da Milano. L'ho scritto perché mi sono resa conto col tempo che la mia visione della scrittura e della lettura sono cambiate molto. Esse devono essere un modo per arricchire la nostra vita non per fuggire da essa.  Le prime storie che dobbiamo creare sono le nostre altrimenti non faremo altro che essere come degli specchi opachi che a malapena riescono a riflettere storie scritte da altri. Saremo vuoti e tristi, senza alcuna vera emozione da trasmettere.

Osservare la vita
(racconto n.229)

Mi chiamo Sara e fino a ieri ero una stazionatrice professionista.
Che cosa vuol dire? Beh in pratica ogni volta che avevo un momento libero passavo tutto il mio tempo nella stazione centrale di Milano, provando a immaginare la vita dei numerosi viaggiatori che mi passavano davanti. A volte mi mettevo anche a chiacchierare con loro scoprendone così le destinazioni e creando attorno ad esse storie di ogni tipo.
In tre anni avevo raccolto quaderni su quaderni di queste storie e incontrato persone di tutti i tipi. Due giorni fa però è accaduto qualcosa che ha minato ogni mia sicurezza.
Ero appena uscita dal lavoro e me ne stavo come al solito in stazione a osservare e a scrivere quando all'improvviso mi si é avvicinata una bambina.
Per un po' rimase semplicemente a guardarmi con aria interrogativa.
- Ciao. - le dissi con un sorriso.
Lei mi fece un timido cenno di saluto con la mano.
- Che cosa fai? - mi chiese dopo un po'.
- Scrivo delle storie. - dissi mostrandole il quaderno su cui stavo scrivendo.
Lei si chinò a guardare, ma ovviamente non capì niente della mia calligrafia confusa. - Di che parlano?
Sorrisi, intenerita dalla sua genuina curiosità. - Delle persone che vedo qui in stazione. Provo a immaginare le loro vite, dove vanno e perché.
Il volto della bambina si distese in un sorriso emozionato. - Bello! - disse per poi aggiungere qualcosa che mi lasciò completamente spiazzata. - Hai scritto anche una storia su di te?
Non so perché, ma continuai a rimuginare su quelle parole finché non decisi di provare a scrivere la mia storia.
Dopo un po' però mi resi conto di non sapere molto bene che scrivere. Che cosa potevo dire di me? Che passavo tutto il mio tempo libero in una stazione a immaginare le vite degli altri? Che non facevo altro che scrivere storie che nessuno avrebbe mai letto?
Ancora adesso mi trovo a fissare una pagina bianca, vuota come mi sto sentendo in questo momento.
Mi sono resa conto di non avere certezze se non quella di stare sprecando tanto, troppo tempo. No, ce n'é un'altra, una cosa che potrebbe cambiare molte cose: domani io non  andrò in stazione.
Forse così potrò cominciare a creare la mia storia.


Pubblicato da Unknown alle 14:47  

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella, amara e diretta!
Solo gli occhi di un bambino possono rivelarci la verità su noi stessi.
Essere semplicemente passivi non basta, dobbiamo impegnarci a cambiare la realtà, soprattutto partendo dal nostro piccolo.
Gesti all'apparenza insignificante possono causare grandi cambiamenti, come il battito d'ali d'una farfalla in Europa può causare un terremoto in Oceania... bello bello bello... si è sempre in evoluzione, sempre a cambiare e a scegliere ciò che si vuole essere. E penso che tu abbia fatto una scelta molto coraggiosa, anche scrivendo questa storia. Hai scelto di essere autenticamente te... senza se e senza ma! BRAVA!!!!

17 aprile 2013 alle ore 15:31  

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