skip to main | skip to sidebar

365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

Archivo del blog

  • ▼ 2013 (243)
    • ► agosto (31)
    • ► luglio (31)
    • ► giugno (30)
    • ► maggio (31)
    • ▼ aprile (30)
      • Un magico incontro
      • Dovere verso il paese
      • Le mie età
      • Un fuoco dentro
      • Un posto inquietante
      • La punizione
      • L'incidente
      • Le farfalle nello stomaco
      • Problemi di sonno
      • La verità tra le fiamme
      • La preda sbagliata
      • La mia natura di lupo
      • Una persona irritante
      • Osservare la vita
      • La casa
      • Nel sangue e nel dolore
      • Una storia di vita
      • La paura della morte
      • Incontro al buio
      • Darsi una svegliata
      • Amarla per sempre
      • Legame indissolubile
      • Un segreto da custodire
      • Il sadismo degli scrittori
      • Un nuovo arrivo
      • Un libro da incubo
      • I'm no superman
      • Odio la cioccolata!
      • Una nuova scoperta
      • Un brutto sogno
    • ► marzo (31)
    • ► febbraio (28)
    • ► gennaio (31)
  • ► 2012 (122)
    • ► dicembre (31)
    • ► novembre (30)
    • ► ottobre (31)
    • ► settembre (30)

365 Stories from my Head

Le mie età

domenica 28 aprile 2013

Buonsalve! Anche questo racconto è nato da una citazione letta su facebook che mi ha fatto pensare a come in fondo non conta l’età anagrafica, ma le emozioni del momento che possono farti tornare bambina o farti sentire molti più anni sulle spalle.

Le mie età
(racconto n.240)

Mi chiamo Nadia e ho trent’ anni.  O almeno è quello che dichiara la mia carta d’identità. La mia giornata infatti è formata da quelle che io definisco “le mie età”. 
La settimana scorsa ad esempio  al mattino mi son sentita come se fossi tornata bambina. Marco, il mio ragazzo mi aveva preparato una buonissima colazione a base di pancake e cioccolata calda (alla quale ho aggiunto una buona dose di panna montata) e mi ha fatto sentire come una bambina il giorno del suo compleanno. Ero euforica, entusiasta, saltavo da una parte all’altra della casa per il solo motivo che ero molto, molto felice.
Mentre mangiavo lui mi lanciò un’occhiata a metà tra l’esasperato e il disperato. – Tu non crescerai mai, vero?
In risposta gli feci una bella linguaccia. – Certo che no. Non in questi casi.
Poi però accadde qualcosa che mi catapultò di nuovo nell’età adulta. Mi ero presa il pomeriggio libero perché Marco sarebbe partito per  un viaggio di lavoro di un mese e non lo avrei potuto vedere né sentire per tanto tempo.
Quando arrivai nel negozio in cui lavoravo lo trovai completamente devastato. Dei ladri erano entrati durante la notte e  avevano distrutto quello che non erano riusciti a portare via. Passai tutta la mattinata a parlare con i carabinieri e a sistemare le scartoffie per l’assicurazione. Fu snervante e angosciante anche perché l’idea che qualcuno fosse entrato in un posto che per me era come una casa mi faceva sentire malissimo.
Mi sentii come se fossi invecchiata di dieci anni, con un peso immane sulle spalle. Finii di sistemare e riorganizzare tutto solo in tardo pomeriggio.
Non riuscivo a credere di aver perso tutto quel tempo che avrei potuto invece passare col mio ragazzo. Ero così sfatta e stremata che quasi mi misi a piangere quando rientrai a casa e lo vidi con le valigie pronte. Era come se all’improvviso mi fossi guardata allo specchio e mi fossi ritrovata una vecchia di settant’anni.
Lui però mi abbracciò e sorridendo mi disse solo. – Dai, bellissima… un mese passa davvero in fretta.
Ed ecco che all’improvviso divenni un’adolescente innamorata, con i cuoricini negli occhi e il latte alle ginocchia.
Con un sorriso gongolante, lo accompagnai in aeroporto e lo guardai passare oltre il metal detector. Nel momento in cui alzò la mano per salutarmi un nodo mi serrò la gola. Mi sentii angosciata nel capire che non avrei potuto nemmeno mandargli un messaggio quando  volevo condividere qualcosa con lui. In un attimo, senza rendermene conto mi sentii sola… e tutte le mie età all’improvviso scivolarono via, lasciandomi semplicemente vuota.





Pubblicato da Unknown alle 12:42  

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Il tempo dell'anima non corrisponde mai al tempo del corpo... e, se postuliamo l'anima, essa allora non ha età ma osserva le sensazioni del corpo da un punto di vista sovratemporale, che ci permette di rimanere noi stessi anche quando il tempo con noi è inclemente. Ma, postulato negativamente l'anima, i fasci delle nostre percezioni cambiano sostanzialmente e la ragione cede il passo al sensibile, in cui nella stessa giornata, tempo e spazio si annullano in una miriade di percezioni che cambiano continuamente il nostro Io, ben lontano dall'essere immutabile... ed ecco dunque corrette le affermazioni che "un mese passa presto", dato che il tempo è solo una forma della conoscenza presente nell'umano e che le emozioni scivolano via lasciando il vuoto nel momento stesso in cui noi smettiamo di percepire... bellissima, mi ha colpito molto! Brava <3

29 aprile 2013 alle ore 10:57  

Posta un commento

Post più recente Post più vecchio Home page
Iscriviti a: Commenti sul post (Atom)

Blog Design by Gisele Jaquenod

Work under CC License

Creative Commons License