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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Vita da bambola

domenica 31 marzo 2013

BUonsalve! Questo racconto mi è venuto in mente ieri sera durante lo splendido evento “lo specchio nello specchio” organizzato da “Palco Oscenico” al quale ha partecipato con una mostra fotografica anche la mitica Daze. Buona lettura e buona pasqua a tutti!!!

Vita da bambola
(racconto n.212)

Blythe era una bambola bellissima, alta come una bambina di circa quattro anni. Aveva lunghi capelli in argento raccolti in un’acconciatura elaborata, occhi di un azzurro intenso e un abito vittoriano che le dava un aspetto aristocratico. Era stata portata in una vecchia soffitta dopo che la bambina che l’aveva adottata era diventata una giovane donna.
Per mesi Blythe aveva osservato il mondo da lontano, dalla finestra di quella soffitta dalla quale vedeva solo un angolo di strada. Da esso a volte le capitava di scorgere dei bambini giocare e coppie di innamorati che passeggiavano mano nella mano.
Blythe a volte si chiedeva che tipo di esistenza potessero fare quelle persone. Aveva passato tutta la sua esistenza prima nella camera della sua padroncina poi in quella soffitta polverosa quindi tutta la sua realtà si limitava a quelle pareti e agli oggetti, sempre uguali,  che la circondavano.
A volte però provava una strana sensazione di ansia. Sentiva un disagio, misto a curiosità che le faceva desiderare che quelle pareti  attorno a lei non esistessero, che qualcosa le permettesse di uscire da quella finestra e capire cosa volesse dire davvero vivere.
Un giorno quel desiderio divenne così intenso da cambiare qualcosa dentro di lei. Il suo corpo venne pervaso da un’energia nuova che permeava ogni fibra del suo essere. Quell’energia si trasformò in una scarica elettrica che fece pian piano sgretolare la sua pelle. La senti prima spaccarsi poi cadere a terra lasciando il posto a qualcosa di nuovo: pelle vera.
All’inizio fu strano e doloroso. Cominciò col muovere prima le dita indolenzite poi le mani e le braccia. Le sue nuove ossa scricchiolarono strappandole un gemito di dolore. Si alzò, barcollando sulle gambe instabili  per poi cadere dal suo scaffale.
Le ci volle un po’ per riuscire a trovare un certo equilibrio, ma alla fine riuscì a mettersi in piedi. Uscì dalla casa confusa e spaventata da tutte le cose nuove che vedeva attorno a sé, ma emozionata nel sentirsi per la prima volta davvero viva.



Pubblicato da Unknown alle 10:42  

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