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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Io non porto iella!

domenica 24 marzo 2013

Buonsalve! Ho scritto questo racconto perché trovo sia bello ridere un po’ della sfortuna anche se in fondo  non ci credo poi così tanto. Credo che le persone possano trasmettere energie negativa con la loro perfidia, ma negli iettatori veri e proprio non tanto.

Io non porto iella!
(racconto n.205)

Mi chiamo Simone e molti dicono che porto iella. Sinceramente però non ho mai capito il perché. Insomma non credo che le brutte cose capitino solo perché qualcuno ha attirato la sfortuna su chi gli sta accanto. Certe cose succedono e basta.
Prendete mio fratello. Un giorno ero andato a trovarlo sul posto di lavoro e mentre chiacchieravamo del più e del meno, un fulmine è entrato dalla finestra colpendo il suo computer. Lui aveva ancora la mano sul mouse e venne attraversato da una corrente così forte che il suo cuore si fermò per alcuni secondi. Ebbe delle gravi conseguenze fisiche, è vero, ma alla fin fine era comunque riuscito a sopravvivere. Poteva andargli molto peggio.
Poteva accadergli come al mio amico Marco.
Eravamo appena usciti da un negozio di elettronica e c'eravamo salutati per dirigerci ognuno alla propria macchina. Il tempo di dargli le spalle che un cornicione gli crollò addosso all'improvviso. Morì sul colpo.
Insomma le sventure a volte capitano, ma questo non vuol dire che io ne sia responsabile. Fidatevi che non é bello sentirsi dare dello iettatore. C’erano alcuni miei colleghi che ogni volta che passavo loro accanto si davano una ravanata alle palle per scaramanzia.
E le colleghe... Beh le colleghe davano una ravanata alle palle dei colleghi con loro somma gioia.
Avrebbero dovuto ringraziarmi per quello invece di allontanarmi.
Certo avrei avuto tutti i motivi per incazzarmi di questa situazione, ma era come se davanti a loro mi bloccassi, diventando incapace di oppormi.
Un giorno però mi portarono così tanto all'esasperazione che scoppiai. Imprecai e augurai loro di avere tutto il male quello che meritavano.
Quel giorno mi presi delle ore di permesso, troppo stanco per sopportarli oltre. Appena mi allontanai dal palazzo sentii una violenta esplosione. Una fuga di gas aveva devastato il mio ufficio uccidendo tutti quelli al suo interno.
Mi ero salvato per un pelo. Un vero colpo di fortuna. Sorrisi, carico di soddisfazione.
Così imparavano a dire che portavo sfiga.


Pubblicato da Unknown alle 11:02  

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