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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Biker

mercoledì 20 marzo 2013


Buonsalve! Questo racconto è nato perché… perché… non posso dirlo… o meglio la persona che mi ha dato l'ispirazione per scrivere un racconto che parla di moto sa perché l’ho fatto quindi… ;)

Biker
(racconto n.201)

Il vento, la strada di fronte a me, i compagni bikers al mio fianco…  correre in moto è sempre stata la mia più grande passione. Questo amore è nato grazie al contributo di mio padre. Lui aveva una moto bellissima, una Harley che, agli occhi di una bambina piccola, sembrava la cosa più bella del mondo.
Mi entusiasmavo sempre quando lui mi permetteva di aiutarlo nella manutenzione. Certo  fino ai quattordici anni a malapena mi consentiva di pulirla, ma per me era comunque un compito di importanza inestimabile. Sapevo quanto papà ci tenesse a quella moto e che grande dimostrazione di fiducia fosse da parte sua il permettermi anche solo di toccarla. Ogni tanto poi mi portava a fare dei piccoli giri che non facevano altro che aumentare il mio amore per quella moto.
Poi, quando mio padre si ammalò, io fui l’unica in grado di occuparsene. Il cancro lo divorò in meno di sei mesi senza nemmeno dargli l’opportunità di fare un ultimo giro sulla sua Harley.
Il dolore per me fu devastante. Mi ci vollero mesi per riprendermi dalla sua morte, mesi nei quali passavo ore e ore a lucidare la moto e a controllarla senza che ce ne fosse davvero bisogno.
Un giorno però non ce la feci  più. Mentre la stavo pulendo per l’ennesima volta mi bloccai e mi misi seduta a terra. Nonostante le insistenze di mia madre, passai lì tutta la notte.  La mattina dopo scattai in sella e accesi il motore. Fu bellissimo sentirlo fremere sotto di me.
 Avevo preso la patente adatta un mese prima che mio padre morisse e non avevo più guidato da allora, ma non importava.  Mi misi in strada e il dolore sembrò scivolare via come l’asfalto sotto di me.
Fu come uscire da una gabbia e liberarmi di un peso enorme, di un’angoscia che a stento sapevo di provare.
Da allora la moto di mio padre fu la mia migliore amica e mi accompagnò per centinaia di chilometri. Insieme, ogni volta che ci mettevamo in strada, rendevamo omaggio a colui che aveva fatto di noi tutto il suo mondo.




Pubblicato da Unknown alle 12:12  

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo e tremendamente vero! Anche per me fu lo stesso, per una grande passione che condividevo con mio papà... e che tuttora pratico. Mi ci vollero dei mesi per riprendermi e seguire il corso naturale della vita. Davvero un bellissimo racconto, ricolmo di speranza e di amore. BELLO BELLO BELLO :D

20 marzo 2013 alle ore 14:46  

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