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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Chi sono

giovedì 28 marzo 2013

Buonsalve! Ho scritto questo racconto perché a volte si tende troppo a guardare il lato negativo di una situazione e ci si dimentica di ciò che di quella situazione può renderci felici e farci sentire adatti a noi stessi. Buona lettura!

Chi sono
(racconto n.209)

A volte mi sono chiesta cosa volesse dire essere persone normali, vivere senza troppi pensieri, omologata al resto del mondo e senza quella che molti definirebbero la mia “maledizione”.  Mi chiamo Triscia e sono una donna gatto, una creatura che vive sospesa tra questa realtà e quella nascosta agli occhi del mondo. Quando una creatura sovrannaturale ha bisogno di aiuto è a me che si rivolge. Spesso mi sono trovata in pericolo rischiando la vita più volte per salvare le creature più indifese dalle presenze oscure e maledette che infestano la terra. Proprio per questo mio segreto poi ho dovuto rinunciare ad avere legami. Mi sono sempre concessa storie occasionali per le quali spesso ho sofferto, soprattutto quando mi trovavo costretta a chiudere una relazione senza poterne spiegare il vero motivo.
L’unico legame concessomi è quello con Jipster, uno spiritello che vive nella mia casa fin da quando era ancora in vita la mia bisnonna. Non proprio il massimo della compagnia visto che è un saccente e arrogante so tutto io con il senso dell’umorismo di un bradipo strafatto di valeriana.
Una vita di merda, direte voi. No, per niente. Perché per quanto a volte io mi chieda cosa voglia dire essere normale, quei pensieri svaniscono in pochissimi istanti.
Perché essere una donna gatto non vuol dire solo essere un collegamento tra due mondi. I miei sensi  sono molto più sviluppati del normale  e il mio corpo è agile come quello di un felino. Spesso, di notte, mi aggiro per i tetti della città osservandone la vita e il fermento. Vedo spiriti, mutaforma, fatati e vampiri, creature che nessun altro essere umano è in grado di riconoscere.
Quella conoscenza, quella consapevolezza della realtà riesce a rendermi davvero felice. Perché quel mondo fa parte del mio essere,  sento l’essenza di ognuna di quelle creature dentro di me come se mi appartenesse. Ciò che definisce ciò che sono non è il mio compito o i doveri ad esso legati, ma il mio legame con quella realtà nascosta e mai e poi mai potrei mai rinunciare ad esso.


Pubblicato da Unknown alle 15:12  

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Semplicemente meraviglioso... coglie in pieno molti aspetti della vita degli "emarginati", ma alla fine i veri emarginati sono proprio i "normali"... bellissima figura di donna gatto.... BRAVA COME SEMPRE!!!!

28 marzo 2013 alle ore 16:33  

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