skip to main | skip to sidebar

365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

Archivo del blog

  • ▼ 2013 (243)
    • ► agosto (31)
    • ► luglio (31)
    • ► giugno (30)
    • ► maggio (31)
    • ► aprile (30)
    • ▼ marzo (31)
      • Vita da bambola
      • Chessmen
      • In attesa di vendetta
      • Chi sono
      • Rimettesi in piedi
      • Essere libero
      • Possibilità di scelta
      • Io non porto iella!
      • Un tesoro prezioso
      • Non é come sembra!
      • La ragazza della luna
      • Biker
      • Una parte del futuro
      • Di nuovo insieme
      • Di cielo e di acqua
      • Fobia degli agi
      • Fobia degli aghi
      • Una vita insoddisfatta
      • Il Motel
      • Dimenticare
      • Sepolta viva
      • Perdita e scoperta
      • Il miracolo
      • Ossessione
      • Occhi rossi
      • Due metà
      • Alata
      • Perdita e rinuncia
      • Tradimento
      • Una piccola rivincita
      • Senza volto
    • ► febbraio (28)
    • ► gennaio (31)
  • ► 2012 (122)
    • ► dicembre (31)
    • ► novembre (30)
    • ► ottobre (31)
    • ► settembre (30)

365 Stories from my Head

Alata

martedì 5 marzo 2013


Buonsalve! Questo racconto è nato provando a immaginare una creatura alata precipitata nel nostro mondo e una creatura in grado di sorpenderla.

Alata
(racconto n.186)



Dalia sbattè ripetutamente le ali cercando di prendere il volo, ma sapeva che non ci sarebbe riuscita. Erano settimane che provava a tornare a casa, ma da quando aveva perso una delle sue piume primarie era stata costretta a restare nel mondo terrestre, incapace di tornare indietro. Non ricordava come fosse successo. Stava volando tenendosi nascosta tra le nuvole quando un fulmine si abbatté a pochissima distanza da lei.
Sussultò per lo spavento e piombò giù, stordita e assordata. Finì in un campo alla periferia di una grossa città umana. Non seppe dire per quanto tempo rimase priva di sensi, ma quando rinvenne una delle sue piume dorate erano sparite. Erano quelle a dare forza alle sue ali a permettere agli Alati come lei tornare nel loro regno celeste.
Aveva setacciato a lungo il campo in cerca della piuma, ma se l’aveva persa in volo poteva essere ovunque. Se invece le era stata rubata allora non l’avrebbe mai più rivista.
Non avrebbe mai trovato l’umano che l’aveva presa. Di sicuro doveva essere scappato a chilometri di distanza. Oltre al campo aveva provato a vagare nei dintorni in cerca di qualche segno della piuma finchè un giorno non s’imbatté in una piccola casa poco distante.
Era una bettola a due piani che sembrava dover cadere a pezzi da un momento all’altro. Una bambina, impolverata e vestita di stracci, stava rannicchiata a terra disegnando sulla terra con qualcosa che solo dopo un attimo Dalia capì essere la sua piuma.
Si avvicinò, ripiegando le ali all’interno del corpo, cosa che ogni volta le provocava fastidio  e dolore. – Ciao. Che bella piuma che hai. Dove l’hai trovata?
La bambina alzò la testa verso di lei e si alzò, visibilmente intimorita. Allungò il braccino indicando un punto nel campo poco distante da dove Dalia era precipitata.
L’Alata alzò gli occhi e guardò la casa. – Questa è casa tua? È qui che abiti?
  La piccola fece un cenno di assenso col capo. – Con la mia mamma. – precisò.
- Beata te. – continuò Dalia. – Io senza quella non posso ritornare a casa mia né rivedere mia madre.
- Come mai? – chiese a quel punto la bimba con occhi sgranati.
La ragazza allora liberò le ali lentamente per non spaventarla. Era solo una bambina umana e col tempo quell’esperienza sarebbe diventata solo un sogno sbiadito della sua infanzia.
- Perché non posso volare senza.
La bambina rimase a fissarla per un attimo poi senza alcuna esitazione le porse la piuma. – Tieni. Io starei male al pensiero di non poter più rivedere la mia mamma.
Dalia rimase davvero molto colpita da quel gesto e dalla semplice purezza che vedeva nell’animo della bambina. Sorrise e prese la piuma poi avvicinò la mano verso la piccola, tenendola con il palmo rivolto verso l’alto.
Chiuse la mano a pugno e quando la riaprì al suo interno vi erano delle monete d’oro. – Prendi queste in segno di ringraziamento e dalle alla tua mamma. Dille che sono un ringraziamento per aver cresciuto una brava bambina.
La piccola guardò ammaliata le monete e le prese timidamente ringraziando la sconosciuta per quel regalo.
Pochi minuti dopo, Dalia si stava librando in ciela diretto verso casa con nel cuore il ricordo prezioso di una bambina umana che al valore dell’oro preferiva il tesoro di una madre.


Pubblicato da Unknown alle 12:09  

1 commenti:

Anonimo ha detto...

struggente... degno di un episodio di "Ai confini della realtà"...

7 marzo 2013 alle ore 16:41  

Posta un commento

Post più recente Post più vecchio Home page
Iscriviti a: Commenti sul post (Atom)

Blog Design by Gisele Jaquenod

Work under CC License

Creative Commons License