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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Perdita e rinuncia

lunedì 4 marzo 2013

Buonsalve! Questo racconto è nato sul mio divano, mentre guardavo una cagata di film dal nome REC3 -,.,-  La mia mente aveva bisogno di vagare….

Perdita e rinuncia
(racconto n.185)

Vivere nascosti era difficile. Fuggire ogni giorno dalla punizione per  un crimine non commesso, un crimine che mi ha portato via la cosa per me più preziosa era terribile. Un giorno, tornando dal lavoro, ho trovato mia moglie massacrata nel mio letto. Il coltello con cui l'avevano sventrata era ancora piantato nel suo petto nudo.
Estrassi la lama con un grido e rimasi immobile per un tempo indefinito finché, all'improvviso, non sentii le sirene della polizia e il rumore di qualcuno che picchiava con violenza sulla porta. Quei rumori mi scossero dal dolore che venne sostituito dalla rabbia. Non potevo farmi arrestare. Chiunque avesse ammazzato mia moglie doveva pagare. Non aveva idea della forza che aveva sfidato.
La porta venne sfondata e io mi dissolsi nelle ombre mutandomi in una sottile nebbiolina. La mia fuga iniziò così. Per il mondo umano ero diventato un assassino. La vita per la quale avevo rinunciato a ciò che ero aveva avuto fine.
Per me però non aveva importanza, non se fossi riuscito a trovare l'assassino della mia Miriel. Solo dopo un anno di latitanza riuscii a trovare un indizio importante, a mettere le mani sulle telecamere di sorveglianza della banca proprio di fronte al palazzo in cui vivevo. Nel video c'era una persona che conoscevo fin troppo bene. A un occhio ignaro poteva sembrare solo una donna di mezza età che entrava nel palazzo con una busta della spesa, ma io sapevo come stavano le cose.
Le apparsi in casa il giorno stesso in cui capii che era stata lei.
- Vi aspettavo mio signore. - mi disse con gli occhi raggianti.
- Perché lo hai fatto?  - chiesi impassibile.
- Perché l'amore vi aveva imprigionato impedendovi di ritrovare la gloria di un tempo. Io sono sempre stata una vostra seguace, sopravvissuta nei secoli solo per vostra generosità e non potevo permettere che voi...
In preda all'ira, l'afferrai per la gola e la sbattei contro il muro. - Tu pagherai per quello che hai fatto!
La donna gemette iniziando  a piangere. - Ma... Ares mio signore...
La sua testa fu a terra ancor prima che finisse di parlare, strappata dal corpo come fosse quella di una bambola.  Me ne andai colmo di disprezzo per quella folle e dolore per me stesso. Avevo rinunciato al mio posto tra gli Dei per la donna che amavo e adesso l'avevo persa ed ero diventato un fuggitivo tra gli umani.
Non importava. Andava bene così. Perché in quei pochi anni in cui l'ho avuto ho sentito dentro di me di essere davvero umano.


Pubblicato da Unknown alle 16:20  

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