skip to main | skip to sidebar

365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

Archivo del blog

  • ▼ 2013 (243)
    • ► agosto (31)
    • ► luglio (31)
    • ► giugno (30)
    • ► maggio (31)
    • ► aprile (30)
    • ▼ marzo (31)
      • Vita da bambola
      • Chessmen
      • In attesa di vendetta
      • Chi sono
      • Rimettesi in piedi
      • Essere libero
      • Possibilità di scelta
      • Io non porto iella!
      • Un tesoro prezioso
      • Non é come sembra!
      • La ragazza della luna
      • Biker
      • Una parte del futuro
      • Di nuovo insieme
      • Di cielo e di acqua
      • Fobia degli agi
      • Fobia degli aghi
      • Una vita insoddisfatta
      • Il Motel
      • Dimenticare
      • Sepolta viva
      • Perdita e scoperta
      • Il miracolo
      • Ossessione
      • Occhi rossi
      • Due metà
      • Alata
      • Perdita e rinuncia
      • Tradimento
      • Una piccola rivincita
      • Senza volto
    • ► febbraio (28)
    • ► gennaio (31)
  • ► 2012 (122)
    • ► dicembre (31)
    • ► novembre (30)
    • ► ottobre (31)
    • ► settembre (30)

365 Stories from my Head

Essere libero

martedì 26 marzo 2013

Buonsalve! Questo racconto è nato perché è un periodo strano per me, un periodo pieno di interrogativi su molte cose. Ma basta con le chiacchiere inutili! Godetevi il racconto! ^,.,^

Essere libero
(racconto n.207)

Che cosa rende un uomo davvero libero? Cos’è che rende l’esistenza di un individuo davvero degna di essere vissuta? Nathan si era posto spesso quelle domande e si era sempre domandato come avrebbe potuto rendere la propria vita davvero degna. 
Per questo era partito per mare quando era ancora molto giovane. Si era arruolato in una ciurma pensando che viaggiare gli avrebbe permesso di sentirsi davvero libero,  di ignorare quei legami e quei vincoli che lo avevano sempre spaventato. Un giorno però il loro vascello venne abbordato da una nave pirata. Lui fu l’unico sopravvissuto della ciurma. Era troppo giovane, aveva detto il capitano, per essere ammazzato.
Divenne perciò un prigioniero in una nave di assassini e criminali che di certo non avrebbero esitato un solo istante a ucciderlo al minimo sgarro. I primi mesi furono lunghi e terribili, pregni di paura e angoscia. Non aveva idea di ciò che sarebbe stato di lui, ma sapeva che la sua sorte era segnata. Aveva perso per sempre la libertà a cui aveva sempre aspirato. Un giorno però il capitano lo chiamò nella sua cabina. Dopo alcuni snervanti convenevoli, l'uomo gli fece un'unica domanda: - Qual é la cosa che desideri più di ogni altra?
La sua risposta fu rapida e decisa. - Capire cosa vuol dire davvero essere liberi.
Il capitano rimase a fissarlo per lunghi istanti poi lo rispedì ai suoi umili lavori.
Qualcosa però cominciò a cambiare da quel giorno.
Gli vennero affidate nuove mansioni e nessuno sembrò più aver voglia di umiliarlo e maltrattarlo. Pian piano, senza quasi che se ne rendesse conto, divenne uno della ciurma. Quei pirati gli permisero di scoprire un mondo nuovo, diverso. Gli mostrarono la gioia di viaggiare per mare senza una meta se non quella dettata dal mare stesso, un organismo vivo, pulsante, capace di trasmettere felicità e terrore con la sua voce imponente. Un giorno, durante uno scontro con altri pirati, Nathan venne ferito nel tentativo di proteggere il capitano. Non seppe spiegarsi il perché di quel gesto istintivo e anzi  lo rimpianse nei lunghi giorni in cui, in preda alla febbre, rimase sospeso tra la vita e la morte. Quando si rimise in sesto e riuscì a uscire dalla canina che gli era stata assegnata per la guarigione, trovò tutti i pirati in ginocchio con la testa china a terra. Senza dargli il tempo di meravigliarsi gli chiesero scusa per non essere stati in grado di proteggerlo. Lui ormai era uno di loro e i membri della ciurma si difendevano sempre a vicenda. Se era stato ferito a quel modo era stata anche colpa loro. Quel gesto lo colpì molto e lasciò un segno dentro di lui.
Grazie a quegli uomini, Nathan comprese la gioia dell'avventura, ma anche l'impegno e  il peso della responsabilità della vita dei compagni. Sostenersi a vicenda, proteggersi e rispettarsi... Nessuno gli aveva mai dato tanto. Per la prima volta in vita sua capì cosa voleva dire essere davvero libero. Non era l'assenza di legami o il poter andare ovunque e far ciò che si voleva, ma la consapevolezza di poter scegliere la propria strada avendo accanto persone con cui condividerla.


Pubblicato da Unknown alle 15:12  

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Albert Camus scriveva, ne "Il mito di Sisifo" che "stabilire se la vita valga o meno la pena di essere vissuta, è risolvere la questione fondamentale della filosofia"... direi che la tua proposta, cosi bella e viva, sia davvero ottima... un racconto d'avventura con una perla di significato... bravissima ^__________________^

26 marzo 2013 alle ore 16:30  

Posta un commento

Post più recente Post più vecchio Home page
Iscriviti a: Commenti sul post (Atom)

Blog Design by Gisele Jaquenod

Work under CC License

Creative Commons License