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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Senza volto

venerdì 1 marzo 2013

Buonsalve! Ho scritto questo racconto pensando a come potesse vivere una donna senza identità né passato, una donna che non ha bisogno di legami e che ama viaggiare più di ogni altra cosa.

Senza volto
(racconto n.182) 

Natalie era una viaggiatrice esperta. Lei non aveva un’identità, né una vera casa. Tutto il suo mondo era una borsa nella quale teneva i suoi pochi vestiti, il suo libro preferito (viaggio al centro della terra) e un peluche a forma di pinguino. Si spostava di continuo, girando per l’America e dormendo nei motel che trovava lungo la strada. Adorava quella vita. Visitare nuovi posti, percorrere strade che non tutti conoscevano e incrociare nuove esistenze delle quali non avrebbe più saputo niente una volta passata alla tappa successiva.
Quel pomeriggio se ne stava appollaiata sul retro di un camion nel quale si era intrufolata per scroccare un passaggio. Aveva già avuto brutte esperienze con dei camionisti che pensavano di potersi prendere troppe libertà per il solo fatto di averle fatto una cortesia.
All’improvviso il velivolo si fermò e lei sgattaiolò giù, ritrovandosi in un distributore al lato di una statale. Inspirò a fondo e si legò i lunghi capelli neri in una coda alta. I suoi occhi scuri brillarono per un attimo di euforia. Il viaggio continuava!
S’incamminò lungo il bordo della strada finché all’improvviso una voce non la chiamò – Ciao bellezza! Ferma!
Un uomo a bordo di una decappottabile nera rallentò e iniziò a seguirla facendo apprezzamenti non proprio piacevoli. Alla fine lei sospirò e decise di accettare le sue avances.
Salì in macchina e lui, accarezzandole di tanto in tanto le cosce, la portò in un motel. Si registrarono, l’uomo pagò e insieme si avviarono verso la camera. Quando furono davanti alla porta però lei gli sorrise e disse – Aspettami qui fuori. Voglio farmi trovare pronta a dovere.
Lui sorrise compiaciuto. – Sbrigati.
Mezz’ora dopo però l’uomo cominciò a spazientirsi. Iniziò a bussare alla porta con sempre più insistenza. – Apri questa cazzo di porta, troia! Sono stufo di aspettare.
In quel momento un omone con una grossa pancia da birra e una canottiera unta aprì la porta. – Si può sapere che vuoi? Stavo dormendo, cazzo!
L’uomo sgranò gli occhi. – Ma… tu chi diavolo sei? La mia ragazza è qui dentro, lei…?
- Ragazza? Di che stai parlando? – rise  l’omone. – Se ci fosse stata una bella figa in questa stanza me ne sarei accorto, fidati.
L’uomo rimase a dir poco di sasso. Quando se ne fu andato l’omone chiuse la porta e rise di gusto. Se ne andò in bagno e quando si trovò davanti allo specchio il suo volto e il suo corpo mutarono tornando ad essere quelli di Natalie. Soddisfatta, la ragazza si buttò al letto.
Si era guadagnata un’altra notte gratis in motel.
Ecco perché le piaceva quella vita perché in fondo le permetteva di essere se stessa: una persona senza un’identità o una casa, una mutaforma, una donna senza un volto. 
  


Pubblicato da Unknown alle 13:34  

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