skip to main | skip to sidebar

365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

Archivo del blog

  • ► 2013 (243)
    • ► agosto (31)
    • ► luglio (31)
    • ► giugno (30)
    • ► maggio (31)
    • ► aprile (30)
    • ► marzo (31)
    • ► febbraio (28)
    • ► gennaio (31)
  • ▼ 2012 (122)
    • ► dicembre (31)
    • ► novembre (30)
    • ▼ ottobre (31)
      • Molto meglio
      • Fastidiosi difetti
      • Di fede Pagana
      • Zombie Wedding Planner
      • Il fantasma che odiava Halloween
      • Di Fuoco e di Ghiaccio
      • Delirio apocalittico
      • L'ombra
      • Nato libero
      • Un incontro inevitabile
      • Volevo fare la non-morta
      • La rivincita delle sorellastre
      • La cena di Hansel e Gretel
      • Le difficoltà di un vampiro
      • La dama di cristallo
      • Divorce Planner
      • La prima caccia
      • L'incubo
      • L'ultima corsa
      • Folle vendetta
      • La delirante nascita degli Uncanny Nerdz
      • Jack Smoke
      • La bambola senza occhi
      • Cio che é e non appare
      • Picoclo gatto scheletro
      • Un lungo viaggio
      • Piccoli fiori blu
      • Magico e pericoloso
      • Un triste malinteso
      • Minaccia felina
      • L'ego allo specchio
    • ► settembre (30)

365 Stories from my Head

L'ultima corsa

sabato 13 ottobre 2012

Buonsalve amici! 
L’idea di questo racconto mi è venuta studiandomi un percorso con i mezzi pubblici per raggiungere un centro commerciale di Torino (sono una povera patentata senza macchina). Sapete, viaggiando molto su autobus e metro, ho sempre amato osservare la gente  chiedendomi magari cosa avrebbero fatto una volta scesi dalla vettura o quali fossero le loro vite. Spesso mi sono anche trovata a inventare storie fantastiche sui personaggi più interessanti. A voi è mai capitato?

L'ultima corsa
(racconto n.43)

Nella metropolitana si possono fare incontri davvero interessanti. Ogni giorno in quelle carrozze ragazzi, uomini, donne e anziani incrociano le loro vite per un brevissimo istante senza sapere, magari, di essere stati seduti vicino a un futuro grande scrittore o a un genio dell’informatica. In quei momenti catturiamo brevi sprazzi di esistenza condensati in pochi sguardi.
Per questo trascorrevo molto tempo in metropolitana. Guardare quella gente è affascinante. Potevo passare ore a percorrere la metro Milanese, osservando e ascoltando chi mi stava attorno.
Di solito ero brava a non attirare l’attenzione. Nessuno badava molto a me eppure la mia ultima corsa fu diversa.
Stavo ascoltando con attenzione due ragazze che avevano da poco realizzato il sogno di aprire un negozio insieme. Sentirle fare progetti, così entusiaste e decise, era così affascinante che non mi accorsi dell’uomo che mi si era seduto accanto.
- Non dovresti stare qui. – mi disse facendomi sussultare dallo spavento.
Mi ci vollero un paio di secondi per calmarmi. – Come scusi?
L’uomo mi guardò assumendo un’aria severa e preoccupata. – Perché continui a fare avanti e indietro su questa metro?
Rimasi davvero sorpresa del fatto che se ne fosse accorto. – Beh, mi piace osservare la gente e qui se ne può incontrare di ogni tipo.
- Lo sai che è sbagliato. – disse.
Sbuffai, cercando di capire cosa volesse quello scocciatore da me. Ero quasi tentata di alzarmi e andarmene. – Non faccio niente di male e non credo che la cosa la riguardi.
- Si invece e lo sai bene così come sai che non ti trovi qui solo perché hai voglia di guardare. – ribatté lui.
Gli lanciai un’occhiata chiedendomi che cosa volesse dire mentre dentro di me cominciava a crescere una strana inquietudine. – Che cosa…?
Il suo sguardo si fece ancora più intenso. – Da quanto tempo non mangi? Da quanto non dormi?
Deglutii, sentendomi all’improvviso stranamente agitata. Non ricordavo. Non riuscivo a ricordare l’ultima volta che ero andata a casa.
Ero certa di essere scesa nella metropolitana e poi… e poi… Un ricordo improvviso si fece strada dentro di me: stavo aspettando sulla banchina quando d’un tratto sentii la metro arrivare. Mi feci avanti e fu allora che avvenne. Qualcuno mi urtò, facendomi finire sui binari.
Feci appena in tempo a vedere le luci della vettura di testa poi ci fu il nulla. Quando mi ripresi ero in metro, stordita come dopo un lungo sonno pieno di sogni. Da allora non me n’ero più andata.
Iniziai a tremare e l’uomo mi prese per mano.
- Io… sono morta?
Fece appena un cenno di assenso col capo.
- Perché io.. cosa…?
- Tranquilla. – Mi rassicurò lui, accarezzandomi. – Sono qui per farti passare oltre.
Si chinò su di me, sfiorandomi le labbra con un bacio.
Fu allora che vidi la grossa falce adagiata al suo fianco. Chiusi gli occhi mentre in quel bacio la morte assorbiva ciò che era rimasto di me.
Mi lasciai andare senza paura in attesa della fine, in attesa del dopo.





Pubblicato da Unknown alle 10:41  

0 commenti:

Posta un commento

Post più recente Post più vecchio Home page
Iscriviti a: Commenti sul post (Atom)

Blog Design by Gisele Jaquenod

Work under CC License

Creative Commons License