skip to main | skip to sidebar

365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

Archivo del blog

  • ► 2013 (243)
    • ► agosto (31)
    • ► luglio (31)
    • ► giugno (30)
    • ► maggio (31)
    • ► aprile (30)
    • ► marzo (31)
    • ► febbraio (28)
    • ► gennaio (31)
  • ▼ 2012 (122)
    • ► dicembre (31)
    • ► novembre (30)
    • ▼ ottobre (31)
      • Molto meglio
      • Fastidiosi difetti
      • Di fede Pagana
      • Zombie Wedding Planner
      • Il fantasma che odiava Halloween
      • Di Fuoco e di Ghiaccio
      • Delirio apocalittico
      • L'ombra
      • Nato libero
      • Un incontro inevitabile
      • Volevo fare la non-morta
      • La rivincita delle sorellastre
      • La cena di Hansel e Gretel
      • Le difficoltà di un vampiro
      • La dama di cristallo
      • Divorce Planner
      • La prima caccia
      • L'incubo
      • L'ultima corsa
      • Folle vendetta
      • La delirante nascita degli Uncanny Nerdz
      • Jack Smoke
      • La bambola senza occhi
      • Cio che é e non appare
      • Picoclo gatto scheletro
      • Un lungo viaggio
      • Piccoli fiori blu
      • Magico e pericoloso
      • Un triste malinteso
      • Minaccia felina
      • L'ego allo specchio
    • ► settembre (30)

365 Stories from my Head

L'incubo

domenica 14 ottobre 2012

Buooooooooooooona domenica!!! 
L’ispirazione per questo racconto mi è venuta da One Piece. Al momento sto leggendo il manga e devo dire che me ne sono davvero innamorata! Ve lo immaginate Ruffy in una realtà come la nostra? Io decisamente no. Per me cercherebbe sempre e comunque di vivere come un pirata libero e spensierato. ^,.,^


 L'incubo
(racconto n.44)

Svegliarmi ogni mattina è una vera tortura. Una volta aperti gli occhi mi ritrovo a fare sempre le stesse cose. Una colazione ingurgitata in tutta fretta a base di caffè e toast, una doccia veloce e poi via al lavoro. Ogni giorno, nella mi auto di lusso, mi faccio largo tra le strade trafficate con addosso un completo firmato per mostrare agli altri il mio status, quello che faccio, ma che non ha mai corrisposto a quello che sono.
Puntualmente, arrivo nello studio in cui lavoro, pieno di avvocati come me che pensano di ottenere una vita perfetta passando dodici ora al giorno a difendere criminali e individui spregevoli.
Una volta anch’io ero sicuro che sarebbe andata così. C’è stato un periodo in cui credevo che quel lavoro mi avrebbe portato al successo e quindi alla felicità.
Il successo è arrivato. La felicità no.
A che serve svegliarsi ogni mattina con la consapevolezza che tutto sarà esattamente uguale al giorno prima?  A che scopo avere dei principi se poi finisci con l’aiutare chi li calpesta?
La gente pensa che io sia un uomo realizzato, ma la verità è che sono solo un individuo che si è adattato a ciò che il mondo aveva da offrirgli.
Certo poteva andarmi molto peggio. Infondo sono un privilegiato delle circostante. Almeno il vendere la mia morale mi ha portato a una vita comoda, senza preoccupazioni o difficoltà economiche. Eppure ho l’impressione che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo, come se fossi stato catapultato all’improvviso nella realtà di qualcun altro.
Mentre nell’ascensore aspetto di arrivare al mio piano, un fastidio al braccio mi costringe a sollevarmi la manica. Non ricordo quando ho fatto quel tatuaggio, un sole al centro del quale spiccava un teschio bianco con due ossa incrociate sotto di esso.
Le porte dell’ascensore si aprono, facendomi sussultare. Rimetto a posto la manica e mi guardo attorno. Solo allora realizzo con orrore che tutti gli uomini attorno a me hanno il mio stesso volto, come se decine di miei sosia avessero iniziato a vagare per lo studio, stremati da un’esistenza che non appartiene loro.


Richard si svegliò di soprassalto nella sua cabina.
Aveva il corpo bagnato di sudori freddi e la mente confusa. Non ricordava molto dell’incubo che aveva avuto, ma era certo che fosse terribile. Immagini confuse di strani oggetti ed enormi palazzi gli balenavano nella testa come se qualcuno ce li avesse infilati a forza. Si scosse e si alzò vestendosi in tutta fretta.
Quando uscì l’odore del mare lo avvolse, trasmettendogli subito un profondo sollievo. Gli uomini, già al lavoro, lo salutarono con rispetto.
Dopo aver risposto al saluto, alzò lo sguardo verso il Jolly Roger che svettava sulla sua nave. Era stato solo un brutto sogno.
Lui era e sarebbe rimasto per sempre un uomo libero.



Pubblicato da Unknown alle 13:22  

0 commenti:

Posta un commento

Post più recente Post più vecchio Home page
Iscriviti a: Commenti sul post (Atom)

Blog Design by Gisele Jaquenod

Work under CC License

Creative Commons License