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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

La prima caccia

lunedì 15 ottobre 2012

Buonsalve e buon inizio settimana a tutti!
Ieri sono stata al castello di Rivarolo per una presentazione di Amon. La location era davvero meravigliosa e ovviamente mi ha aiutata a trovare l’idea per un nuovo racconto. ^,.,^ Buona lettura!

 La prima caccia
(racconto n.45)

Ero un uomo ricco una volta, appartenente a una famiglia nobile molto potente. Vivevamo in un castello nel nord della Scozia, circondati da servitori e dal rispetto dei nostri pari.
Ero cresciuto sentendo mio padre ripetermi che un uomo, per potersi definire tale, doveva saper cacciare. Credo che per lui che le prede fossero uomini o animali non facesse molta differenza.
La prima volta che mi portò a caccia nei boschi, però, non credo si aspettasse la mia reazione. Non mi ero mai inoltrato così tanto nella foresta e ne rimasi a dir poco affascinato.
I rumori e i profumi intensi, la luce che filtrava tra le fronde... Tutto mi trasmetteva una sensazione di pace profonda che non avevo mai provato prima. Mi ero sempre sentito stretto nei panni del "nobile William".
Ero sempre stato un tipo dal carattere ribelle, le nutrici dicevano quasi selvatico. Nel momento in cui tesi il mio arco invece, divenni calmo e distaccato. Tutto attorno a me sembrò svanire. C'ero solo io e il cervo davanti ai miei occhi.
Il tempo di un battito di cuore e di un respiro trattenuto poi scoccai la mia freccia che trafisse la mia preda in un occhio. L'animale stramazzò a terra mentre accanto a me mio padre esultava, gonfio d'orgoglio.
Non immaginava certo che da allora avrei colto ogni occasione per fuggire e andare a caccia nei boschi per poi regalare le mie prede agli abitanti del villaggio nei pressi del castello.
Negli anni successivi ne ricevetti di punizioni per la mia irrequietezza.
Mio padre diceva che ero una croce per lui. Di sicuro odiava il mio modo di essere anche se non aveva ancora subito dal proprio figlio maggiore la sua "più grande delusione".
Era in punto di morte, stanco e debilitato da una lunga malattia, quando mi chiamò al suo capezzale. - Figlio - mi disse. - presto toccherà a te governare queste terre, ma il mio cuore non é in pace. Non sei il primogenito che avrei voluto. La tua sconsideratezza....
- Tranquillo padre. - lo interruppi, sorridendogli. - Quando voi sarete morto, rinuncerò al mio titolo in favore di mio fratello. Non ci tengo a diventare come voi.
Non ebbe nemmeno il tempo di esternare il disgusto che gli si leggeva sul volto. Morì un attimo dopo che gli comunicai la mia scelta.
Nonostante tutto fui felice di avergli finalmente detto ciò che provavo davvero.
Anche adesso, mentre incocco nuovamente una delle mie frecce, non posso fare a meno di sorridere.
Non ero fatto per essere un nobile. La foresta era la mia casa e lo sarebbe stata per sempre.


Pubblicato da Unknown alle 16:07  

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