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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Jack Smoke

mercoledì 10 ottobre 2012



Buonsalve! 
Quello di oggi è uno dei classici racconti da metropolitana. Mi è venuto in mente uscendo dalla fermata Bernini. Guardando per caso un manifesto pubblicitario della fiera "Io lavoro" ho provato a immaginare un uomo che fosse riuscito a fare del suo talento il proprio lavoro. Peccato che quel talento consista nell'abilità nel torturare le persone. Buona lettura ^,.,^


Jack Smoke
(racconto numero 40)

Il mio nome è Jack Smoke. Sono un uomo che ama fare le cose a modo proprio e a cui non piace scendere a compromessi. Ho sempre pensato che trovare lavoro in questo periodo non  fosse semplice per questo preferisco guadagnarmi da vivere alla giornata senza pensare troppo al futuro.
Sono uno che sa arrangiarsi, un artista con un talento molto particolare: la capacità di  disfarmi molto bene della spazzatura.
Ho avuto a che fare con tanta di quella feccia durante la mia vita che so come trattarla per convincerla a sparire. Non fraintendetemi, non sono un assassino. Non mi piace uccidere le persone, ma solo "convincerle" che la loro presenza non è molto gradita.
Al momento mi sto occupando di un caso particolare. Il mio cliente era un uomo che rischiava di perdere tutto a causa di una sgualdrina che lo stava ricattando ormai da diversi mesi per la sbandata di una notte.
Quando mi recai a casa della signora per fare due chiacchiere, pensavo che sarebbe stato un lavoretto come un altro. Non ci sarebbe voluto molto. Un coltello, un fiammifero e del sale sarebbero stati più che sufficienti a convincerla a sparire dalla vita del mio cliente.
Quando entrai nell’abitazione della donna capii subito che c'era qualcosa che non andava. Era un  appartamento elegante con tre stanze in due delle quali dormivano tre bambini piccoli. C'era qualcosa che non quadrava. La svegliai, premendole con forza la mano sulla bocca per non farla urlare. Attraverso il passamontagna la vidi dimenarsi terrorizzata mentre mi supplicava di non farle del male.
Non ci volle molto prima che parlasse.
Il signor Morgan, il mio cliente, non veniva affatto ricattato. Era lui al contrario a minacciare la donna perché gli cedesse un grosso terreno appena fuori Seattle. Qualunque cosa avessi detto, la donna avrebbe capito la vera minaccia non appena avessi fatto il cognome dell'uomo e di certo avrebbe ceduto alle sue pressioni.
Lasciai la casa, meditando su come avrei usato il mio coltello per scarnificare e sfregiare Morgan.
Si sarebbe pentito di avermi preso in giro. La mancanza di chiarezza e professionalità nel lavoro era una cosa che odiavo. Non mi piace uccidere le persone ma forse, in questo caso, avrei fatto un'eccezione.


Pubblicato da Unknown alle 11:50  

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