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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Folle vendetta

venerdì 12 ottobre 2012

Buonsalve! 
Questo racconto è nato ieri, durante un pomeriggio uggioso al Lupo (mi sa che non mi fa tanto bene stare da sola in negozio). Non è certo tra le cose più crude che ho scritto, ma credo e spero che sappia farsi valere. Uffi… forse mi sto ammorbidendo un po’ troppo XD

Folle vendetta
(racconto n.42)

Ci sono cose, eventi o incontri destinate a trasformarci. Per quanto il nostro mondo possa sembrarci sicuro e tranquillo, arriverà il giorno in cui un incontro rischierà di stravolgere ogni cosa, di minare quelle sicurezze che credevamo essere parti importanti di noi.
Quando quei mostri sono entrati nella mia vita, portandomi via per sempre la ragazza che amavo, tutto dentro di me cambiò in maniera violenta. Fu come se nella mia mente si fosse aperta una frattura impossibile da risanare.
La mia semplice vita da studente universitario, gli agi di una famiglia benestante, le uscite spensierate con gli amici… abbandonai tutto solo per prepararmi al giorno in cui sarei stato abbastanza forte da dare loro la caccia.
Ho imparato a vivere alla giornata, a cavarmela con le poche risorse che avevo finché un giorno non li ritrovai. Per quegli uomini, le bestie che avevano aggredito la mia Vivian, che l’avevano sfregiata e fatto a pezzi la sua mente fino a portarla al suicidio, sembrava non essere cambiato nulla.
Ricordo ancora la sofferenza dei giorni successivi all’aggressione. Lei sembrava non avere un attimo di pace. Non dormiva, non mangiava, sussultava a ogni minimo rumore.
A stento si lasciava sfiorare da me.
Quei quattro uomini probabilmente non sapevano nemmeno che lei era morta né chi io fossi in realtà. Sarebbero stati dei veri idioti altrimenti a lasciarmi entrare nel loro piccolo gruppo.
La serata in cui finalmente potei averli tutti e quattro riuniti mi feci trovare pronto. Provai un fremito quando, drogati con dei sedativi che avevo messo loro nelle birre, piombarono in un sonno profondo.
Il fremito si tramutò in un brivido di soddisfazione nel momento in cui si svegliarono e si ritrovarono tutti e quattro in una lurida cantina, nudi e incatenati a delle sedie.
Rimasi a viso scoperto, lasciando che loro guardassero il volto del proprio assassino. Non sarebbe stato veloce. Avrebbero sofferto anche più della mia Vivian.
Non avrei mai pensato di provare un simile piacere nel sangue e nelle urla, urla che smisero non appena tappai loro la bocca infilandovi dentro i loro genitali amputati.
Mi ero preparato bene. Ogni taglio che aprivo, ogni volta che scavavo nella carne, lo facevo in maniera lenta e precisa. Tutto era studiato in modo che potessero soffrire il più possibile.
Quando ebbi finito, quando di loro non rimasero che carcasse sanguinolenti, guardai la foto di Vivian che avevo messo in bella vista affinché loro la vedessero.
- Amore mio tutto questo é per te.
La sua voce mi arrivò come un flebile sussurro che solo io ero in grado di percepire.
- Come? - chiesi. - Non sono loro quelli che ti hanno aggredita? - Guardai quei corpi sfigurati perplesso. - Perché non mi hai detto che avevo sbagliato anche questa volta?
La risposta mi arrivò chiara nella mente.
Sorrisi, facendo un cenno di assenso. - Hai ragione. Non hanno aggredito te, ma avrebbero potuto farlo in futuro con un'altra. Era giusto punirli.
Guardai di nuovo la foto di Vivian sentendomi rincuorato. Avevo l’impressione che mi stesse sorridendo a sua volta. - Vorrà dire che la prossima volta staremo più attenti.


Pubblicato da Unknown alle 10:59  

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