Buonsalve! Questo racconto mi è stato ispirato da una canzone.
Si tratta di Hoist the colours, la canzone piratesca che si sente all’inizio
del terzo film dei “Pirati dei Caraibi.” Per il titolo riprende quello del
terzo volume della saga di Hunger Games. Buona lettura. ^,.,^
Non avrei mai pensato che avrei assistito al momento in cui
si sarebbero decise le sorti della nostra ribellione. Per anni avevamo vissuto
nell’ombra, combattendo contro un governo che avrebbe fatto di tutto pur di
imprigionare le nostre speranze, pur di renderci schiavi della loro volontà
ottusa e bigotta. Presto però le cose sarebbero cambiate. Al fianco dell’uomo
che amavo e dei miei compagni, combattei di strada in strada contro soldati che
forse non volevano obbedire quanto noi, ma che, a differenza di noi, non
avevano scelta. I nostri amici caddero uno ad uno, ma nessuno si arrese. Nei
pressi del parlamento però, uno sbarramento di soldati armati di grossi fucili
bloccò la nostra avanzata. Fu un massacro. Quando aprirono il fuoco il rombo
dei fucili mi assordò completamente poi arrivò al dolore, atroce e insopportabile
all’altezza della spalla. Caddi a terra, ferita e consapevole: nessuno di noi
sarebbe sopravvissuto. Con metà del viso nel fango, aprii gli occhi e vidi il
cadavere del mio amato accanto a me. Lo avevano colpito in piena fronte. Non
riuscii a trattenere le lacrime né la rabbia che in un attimo si riversò su di
me. Non poteva finire così, non lo avrei
permesso. Non so perché mi tornarono in
mente le parole del canto che aveva dato inizio a tutto, le parole che,
diffondendosi di bocca in bocca, avevano riunito me e i miei compagni nella
lotta. La voce all’inizio mi uscì flebile, a malapena udibile. Con uno sforzo immane mi rimisi in piedi
mentre la mia canzone si faceva sempre più forte. Quasi rimasi sorpresa
nell’udire un’altra voce unirsi alla mia poi un’altra e un’altra ancora… In un attimo
il nostro canto si diffuse nell’aria, forte come non lo era mai stato. Parole
di libertà e unione vibrarono trasportate dal vento, animate dalla volontà di
chi era pronto a tutto, perfino a morire per difendere quella libertà. Seguiti
da quel canto, io e i miei compagni avanzammo, feriti e sporchi, cadaveri che
non si sarebbero mai arresi alla morte.
La mia voce si fece più forte che mai quando vidi i soldati puntare
nuovamente le armi. Con tutta la rabbia
e la paura che avevo in corpo, alzai il pugno al cielo e li sfidai con la mia
voce. Poi ci fu di nuovo il rombo degli spari. L’ultima cosa che sentii fu un
dolore intenso al petto. Caddi in ginocchio consapevole che non mi sarei più
rialzata. Mentre morivo però scorsi gli abitanti della capitale guardarci con
le lacrime agli occhi. Quelle lacrime mi infusero una dolce sensazione di
speranza. In un modo o nell’altro avevamo toccato i cuori di quella gente e
avevamo lasciato un segno che avrebbe portato una rinascita. In un modo o
nell’altro non eravamo morti invano.
1 commenti:
bellissimo, sperando che non subiscano un bel revisionismo storico come i nostri Partigiani, che da combattenti e martiri della libertà sono improvvisamente diventati "banditi" per il ritorno al potere di quello stesso potere fraudolento e totalitario che decisero di combattere a quel tempo... :D
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