Buonsalve!
Un racconto scritto mentre ero in coda in posta e che trae ispirazione dalla
pubblicità del programma “So chi mi ha ucciso”. Buona lettura!
Al mio assassino
(racconto n.333)
Nessuno
sa chi sei… non ancora almeno. Io però conosco la tua identità e soprattutto so
quello che hai fatto. So delle tue numerose vittime, di come ti sei sempre
divertito a seguirle e perseguitarle, di come provavi un sordido piacere nell’entrare
nelle loro vite.
All’inizio
ti credevo un’ombra, una figura frutto della mia paranoia e della mia ansia.
Stavo passando un periodo particolarmente stressante quindi pensavo che la mia
mente stesse cominciando a giocarmi brutti scherzi. Poi però ci furono piccoli
indizi che mi diedero da pensare: un
fiore infilato sotto il tergicristallo dell'auto o nella buca delle lettere,
strani messaggi nella mia casella mail o sul cellulare...
Pensai
fosse un semplice ammiratore e per un po' ne fui quasi lusingata. Almeno finche
non trovasti il modo di entrare in casa mia. Allora infatti ebbe inizio il mio
incubo. Iniziai a trovare oggetti spostati o cassetti rivoltati, poi mi accorsi
della sparizione di foto e biancheria intima. Chiamai più volte la polizia, ma
loro si limitarono a fare dei sopralluoghi sporadici nel quartiere. Poi, di
punto in bianco, tutto cessò. Smettesti
di perseguitarmi e dopo diverso tempo cominciai a sperare che ti fossi
dimenticato di me. Ciò però non accade. Tu, così metodico e calcolatore volevi
che passasse il tempo necessario a far dimenticare queste intrusioni nella mia
vita. Poi tentasti il tuo approccio. Mi
aggredisti mentre tornavo a casa, raccontandomi cose di me che non avresti
dovuto sapere. Mi hai rivelato di come mi avevi scelta tra tante, di come per
te rispecchiassi l'ideale di perfezione e bellezza. Mi hai raccontato di come
ti sei intrufolato nella mia vita per cercare di conoscermi e per riuscire a
farti amare, di come mi hai seguita e hai approfittato del tuo volto anonimo
per parlarmi. La tua dichiarazione mi sconvolse a tal punto da paralizzarmi
dalla paura. Fu allora che capisti che, come molte altre prima di me, non ero
in grado di comprendere il tuo modo di amare e che quindi non potevo essere
quella giusta.
Fu allora che mi colpisti facendomi finire
a terra e che tirasti fuori il coltellino con il quale poi mi sfregiasti il volto strappandomi la pelle delle guance e
le labbra.
Il coltellino con il quale poi mi
apristi la gola.
Nessuno
sa ciò che hai fatto. Nessuno conosce la tua natura malata. Io però so tutto,
conosco il tuo viso e la tua perversione. Lo so perché ne sono rimasta vittima,
perché nella morte non potrò mai dimenticare il volto e la follia del mio
assassino.
1 commenti:
bellissima e reale storia... ma è già iniziata la serie?
Comunque complimenti vivissimi, sei riuscita a trasmettermi un brivido gelido lungo la schiena che non cessa nemmeno a fini lettura... bravissima <3 <3 <3 <3 <3 <3
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