Buonsalve amici,
il racconto di oggi é tratto da una storia vera. Mi é venuto in mente ripensando a un incidente avuto anni fa che ebbe un'importanza particolare per me.
Sapete, credo che ci siano momenti nella nostra vita che ci segnano e ci cambiano in maniera profonda e quello, per me, é stato uno di essi.
Probabilmente se le cose fossero andate in maniera leggermente diversa ora non sarei qui a rompervi le balle con questo blog ^,.,^
In ogni caso questo é un omaggio a quel giorno e all'uomo, di cui non conosco il nome, che ci ha soccorsi.
Un aiuto inaspettato
(racconto n.3)
Nadia ricordava poco del momento dell'incidente e dei secondi che avevano portato a quel fatidico momento. Era in macchina con suo padre e stavano percorrendo un'isolata strada di montagna. Lei se ne stava accoccolata sul sedile del passeggero immersa in un leggero dormiveglia quando la macchina iniziò a sobbalzare. Aprì gli occhi di scatto e l'unica cosa che vide fu il guardrail venirgli incontro. Rimase immobile, con gli occhi sgranati e la mente terrorizzata mentre la macchina si spegneva definitivamente. In quel momento le parve di scorgere qualcosa, una figura nera che spiccava nella notte e che teneva entrambe le mani poggiate sul cofano accartocciato.
Quando la figura svanì, le ci vollero diversi minuti per riprendersi e uscire dalla macchina assieme a suo padre che provò subito a chiamare il soccorso stradale. Ovviamente il cellulare non prendeva.
All'improvviso un uomo passò di lì con una grossa auto nera. Non aveva più di quarant'anni e il suo sguardo era gentile e rassicurante.
Si offrì subito di aiutarli andando a chiamare il soccorso stradale. Ritornò dopo due ore, seguito a debita distanza dal carroattrezzi. Mentre l'auto veniva caricata per essere portata dal più vicino meccanico affiliato, l'uomo propose di accompagnarli con la sua auto. Nadia rimase colpita dalla sua gentilezza e disponibilità. Il loro soccorritore infatti li scortò fin dal meccanico, dove attese pazientemente che suo padre sbrigasse le pratiche dell'incidente. Una volta terminate quelle, non li lasciò finché non trovarono un albergo in cui dormire. Si salutano cordialmente, ma quando l'uomo se ne fu andato, lei e suo padre si accorsero di una cosa che li lasciò perplessi: per quanto avessero chiacchierato a lungo con lui non sapevano nemmeno quale fosse il suo nome.
Tre giorni dopo, padre e figlia ripassarono per quella stessa strada con un auto presa a noleggio.
Nadia osservò con attenzione in cerca del punto in cui si erano schiantati. A un passo dal guardrail ammaccato, scorse diversi mazzi di fiori e dei lumini.
Deglutì. Probabilmente lì doveva essere morto qualcuno poco tempo prima e, forse, anche loro avevano rischiato di fare la stessa fine. Quando fu più vicina vide che tra i fiori c'era anche la foto di un uomo sui quarant'anni con lo sguardo gentile e rassicurante. Sgranò gli occhi ripensando alla figura nera che teneva le mani poggiate sul cofano della macchina come se avesse cercato di frenarne la corsa.
Non disse niente a suo padre né seppe mai chi fosse davvero l'uomo che li aveva soccorsi, morto probabilmente pochi giorni prima su quella stessa strada, tornato per dare loro un'altra occasione.
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