Buonsalve amici,
scusate il ritardo, ma oggi il lavoro al Lupo Rosso è stato tanto e ho finito il racconto più tardi del solito. ^///^
Questa storia è nata osservando gli alberi lungo Corso Tassoni, strada di Torino che faccio sempre per tornare a casa dalla libreria.
Un esempio di come l'osservazione possa aiutare a far nascere nuove idee.
Lo spirito dell'albero
(racconto n.8)
Nadine aveva
sempre amato la grande quercia che svettava sulla collina dietro casa. Passava
le giornate ai suoi piedi, leggendo un libro o godendosi le belle giornate alla
sua ombra. Purtroppo però l’albero stava
per essere abbattuto.
Le grosse
radici impedivano la costruzione di nuove abitazioni per la popolazione in
crescita. Questa era la scusa di merda usata per giustificare l’abbattimento di
un albero secolare così bello.
Il giorno
prima dell’abbattimento, Nadine decise di andare sulla collina per l’ultima
volta. Quando vi arrivò, vide un ragazzo che osservava l’albero con occhi
tristi e malinconici.
Non sapeva
spiegare perché, ma aveva un’aria molto familiare.
- Anche tu qui
per la grande quercia? – chiese avvicinandosi.
Il ragazzo
la guardò sorpreso. Gli ci volle un po’ per togliersi l’espressione sbalordita
dal viso. – Più o meno.
Nadine
rimase a sua volta sorpresa dall’intensità degli occhi verdi del ragazzo. Non
sembravano quelli di un giovane che a malapena doveva aver superato i vent’anni.
– Non ti ho mai visto qui in giro. Di dove sei?
- Ho sempre vissuto qui, – disse sedendosi ai
piedi dell’albero. – ma non sono uno che
va molto in giro.
Con un
sorriso, lei gli si sedette accanto. - Quest’albero mi mancherà molto. Era
diventato un caro amico ormai.
Il ragazzo le
sorrise con un’espressione indecifrabile. Senza quasi rendersene conto, Nadine iniziò a parlargli dei suoi ricordi
più belli legati a quel posto, confidandosi con lui come non aveva mai fatto
con nessuno.
Lui l’ascoltò
con attenzione, consolandola quando i
ricordi si facevano dolorosi e ridendo con lei di quei bei momenti. La giovane tornò a rendersi conto dello scorrere
del tempo solo quando il sole stava ormai tramontando. – Ora devo andare. – disse. Si
tolse un piccolo bracciale di juta nero con
un al centro un ciondolo a forma di
albero e glielo porse con gentilezza. – Per ringraziarti della chiacchierata e
con la speranza magari di farcene presto un’altra.
Il ragazzo accettò
il dono con gratitudine. – Ti ringrazio di cuore, ma non credo sarà possibile.
Sto per andarmene da qui.
- Capisco. –
disse le in imbarazzo per essere stata tanto sfacciata. – Comunque grazie a te
per avermi ascoltata.
Fece per allontanarsi, ma all’improvviso si
ricordò di una cosa. – Mi sono dimenticata di chiederti come ti chia… - Si bloccò
guardando perplessa la quercia. Del ragazzo non c’era più alcuna traccia.
Nadine trovò
il coraggio di tornare sulla collina solo due settimane dopo l’abbattimento
dell’albero. Quando vi arrivò e vide i segni lasciati dalle radici sradicate
quasi scoppiò a piangere.
All’improvviso
però l’occhio le cadde su un piccolo germoglio spuntato tra la terra smossa.
- Anche tu
qui per la grande quercia?
La ragazza
si voltò di scatto, sorpresa. Si ritrovò davanti un bambino di circa quattro
anni, con intensi occhi verdi che le sembravano stranamente familiari.
- Volevo
ringraziarti per essere stata con me tutto questo tempo – disse il bambino. – e
per avermi dato la forza di restare.
Il piccolo
si chinò sul germoglio e lo colse assieme a una manciata di terra, stando ben
attento a non strappare le radici. – Ora, io mi affido a te.
Nadine mise
le mani a coppa e accetto perplessa il dono del bambino. Solo quando lui glielo
porse notò il braccialetto che portava al polso.
Un bracciale
di juta, con un piccolo ciondolo a forma di albero. Sbalordita, fissò per un
attimo il germoglio. Quando rialzò lo sguardo il bambino era svanito. Di lui
non c’era più alcuna traccia.
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