Buonsalve amici!
Il racconto di oggi è nato alle sei di mattina di un paio di giorni fa.
Me ne stavo a letto con gli occhi a palla, cercando disperatamente di riprendere sonno, quando all'improvviso, nel silenzio generale, ho sentito un inquietante rumore di passi provenire dalla strada.
Ecco devo dire che sul momento un po' di strizza l'ho avuta, però almeno è stata utile ^///^
La bellezza muta
(racconto n.7)
Avevo
vent'anni la prima volta che m'imbattei in lei. Fin dal primo momento capii che
non c'era niente di più bello a questo mondo.
Cominciai
a desiderarla, a cercarla ovunque tra i volti di chi incrociavo nelle strade
buie di New York e più andavo avanti, più sapevo di non poter fare a meno di lei.
Anche
questa notte avrei fatto di tutto per trovarla.
Vagai a
lungo per i vicoli della città, scivolando tra le ombre
mentre sentivo l'eccitazione crescere e percorrermi il corpo come una piacevole
scarica elettrica.
Erano le
due di notte quando sentii il ritmico rumore di passi che si avvicinavano. Mi
guardai attorno. Non c'era nessuno.
Sorrisi,
fremendo come la prima volta. Presto l'avrei rivista. Presto sarebbe stata di
nuovo con me.
La
ragazza che apparve sulla strada era molto bella. Indossava dei vestiti
semplici, un paio di jeans e una maglietta non troppo aderente. I capelli
raccolti mettevano in risalto il viso a forma di cuore.
Mi
strinsi contro una parete e lasciai che mi superasse senza accorgersi di me.
Quando mi
diede le spalle, un brivido mi fece capire che era arrivato il momento. Misi
una mano sotto il cappotto ed estrassi la mia arma.
Strinsi
il pugnale lasciando che diventasse un'estensione di me, che mi trasmettesse
quella sensazione di onnipotenza che mi pervadeva a ogni incontro con lei.
Uscii
dall'ombra, avventandomi sulla ragazza e premendo con forza la mano sulla sua
bocca per impedirle di urlare.
Il
brivido più intenso arrivò quando la pugnalai per la prima volta. La penetrai dietro la schiena poi la girai e colpirla
al ventre. Feci un taglio profondo, scavando nella carne, riversando a terra
gli organi interni mentre le mani mi s'inzuppavano di sangue dandomi una
meravigliosa sensazione di calore.
Quando mi
alzai la vidi.
Era china
sulla ragazza e mi guardava a sua volta con il sorriso dipinto sul volto
scheletrico. Le sorrisi di rimando mentre si alzava per ringraziarmi di quel
dono che le avevo fatto.
Mi
strinse a sè ed io la baciai con tutta la
passione e il trasporto di cui ero capace. Un attimo dopo, però, era già svanita.
Tornai a
fissare con disgusto il cadavere maciullato della ragazza ai miei piedi. Come
sempre troppo poco. Ero stato con lei troppo poco.
Mi
allontanai, in cerca di qualcuno che mi permettesse di trovarla ancora, di
riprovare quel brivido meraviglioso avvertito a ogni incontro.
Lei,
incorporea, ma reale come poche cose al mondo. Lei che non discrimina e non
giudica, che non si può corrompere né ignorare.
Bellissima
ed eccitante.
Lei, la
morte.
0 commenti:
Posta un commento