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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Tormentato

sabato 1 giugno 2013

BUonsalve! Un racconto ispirato a fatti recenti, a un problema esistente da sempre, ma del quale probabilmente solo oggi si capiscono davvero le reali, orribili conseguenze.  

Tormentato
(racconto n.274)

Matt detestava andare a scuola. Non voleva vedere i suoi compagni né tantomeno gli insegnanti. Erano persone che lui detestava anzi odiava con tutto se stesso. Perché lui era diverso, “strano” agli occhi degli altri e questo faceva di lui un bersaglio. Ed essere un bersaglio a sedici anni voleva dire finire all’inferno. Di corporatura robusta fin da quando era molto piccolo, Matt passava gran parte del tempo a leggere libri e fumetti, fregandosene di tutte quelle cose che i ragazzi della sua età adoravano. Non amava lo sport, indossare abiti firmati, uscire la sera né tantomeno fare l’idiota con le ragazze, non che non gli piacessero, ma semplicemente in quel periodo non lo interessavano. Se c’era una cosa che adorava era disegnare. Passava ore, anche durante l’orario scolastico, con la matita in mano e col tempo era diventato anche molto, molto bravo. Nessuno però sembrava voler accettare quel suo modo di essere. I suoi compagni non facevano che maltrattarlo e umiliarlo, strappando i suoi lavori e picchiandolo non appena metteva il naso fuori dalla classe. C’era un ragazzo in particolare che lo aveva preso di mira, quello per il quale tutte le ragazze avrebbero fatto carte false (o aperto le gambe). Lui era bello, ricco e ben voluto il ché lo faceva sentire in dritto di infliggere al povero Matt ogni tipo di umiliazione. Il suo hobby preferito era infilargli la testa nel gabinetto e, mentre due suoi amici lo tenevano fermo, pisciarci sopra o peggio…
I suoi insegnanti però sembravano non vedere anzi continuavano a rimproverarlo per la sua distrazione, per come si rifugiava in realtà immaginarie per loro totalmente inutili. Perfino i suoi genitori sembravano non capire o non voler vedere quello che gli stava accadendo. Matt era stufo di tutto quello… non ce la faceva, voleva solo che tutto finisse… 
Una mattina si mise alla scrivania della sua stanza e iniziò a disegnare. La sua mano si muoveva in automatico mentre con lo sguardo fisso e la mente vuota osservava il disegno prendere forma.  Rappresentava lui sul tetto della terrazza  della scuola con un piede al di là del cornicione. Sullo sfondo una sola scritta: SORRY.
Appena ebbe finito prese lo zaino e salutò sua madre. La strinse così forte che quasi le tolse il respiro. – Ti voglio bene, mamma.
La donna sorrise e gli diede una pacca dietro la schiena per spingerlo a sbrigarsi. Matt se ne andò senza dire altro con nella mente ormai stanca solo l’immagine del suo ultimo disegno.





Pubblicato da Unknown alle 11:34  

1 commenti:

Anonimo ha detto...

bravissima.... sono senza parole...

1 giugno 2013 alle ore 12:46  

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