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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Lasciarsi andare

mercoledì 5 giugno 2013


BUonsalve! Un piccolo racconto ispirato alla morte e a quello che potrebbe accadere… dopo…
Buona lettura!

Lasciarsi andare
(racconto n.278)


Simonne guardò la gente che la circondava con aria spaesata e smarrita. C’erano praticamente tutte le persone che conosceva e tutti i suoi parenti, cosa che sinceramente non si aspettava affatto.
C’erano perfino vecchi amici che non vedeva da una vita e ragazze con le quali aveva sempre discusso e che non facevano che trattarla di merda.
Che ipocrite! Se fosse stato per lei avrebbe sbattuto via quelle oche a suon di calci sui loro sederini ossuti.
Purtroppo in quell’occasione non poteva fare altro che osservare e vagare per la sua casa circondata da quella gente falsa che si era radunata per lei.
A quanti di loro importava davvero? Quanti si erano presentati alla sua porta solo per fare presenza o per farsi vedere?
Simonne pensava che fossero davvero in pochi quelli che si trovavano lì per i motivi giusti. Guardò le sue due migliori amiche che se ne stavano in un angolo con l’aria triste, gli occhi gonfi di chi aveva passato la notte in bianco.
Stava per andare da loro quando si rese conto che forse sarebbe stato meglio vedere prima i suoi genitori.
Sua madre se ne stava in un’altra stanza con una vecchia zia. Non faceva che disporre dei salatini su un vassoio, ma il suo sguardo fisso e le mani tremanti facevano intuire chiaramente che non stava affatto bene.
E come avrebbe potuto?
Simonne si sentì tremendamente in colpa. Era riuscita solo a combinare un disastro.
Continuò a vagare per la casa finché non arrivò davanti all’unica stanza in cui non sarebbe mai voluta entrare. Fece un respiro profondo e si costrinse a fare un passo avanti. Doveva entrare. In fondo era stata tutta colpa sua. Lei aveva iniziato a urlare contro la madre mentre erano in macchina, lei l’aveva portata a distrarsi mentre era al volante.  Lei aveva deciso di non mettersi la cintura prima di partire.

Tremante, Simonne avanzò verso la bara al centro della stanza. Si avvicinò, osservando spaventata il proprio cadavere. Allungò una mano per accarezzarsi una guancia e appena lo fece sentì il proprio essere svanire lentamente come se fosse fatto di vapore.  Tutte quelle persone erano lì per lei, per il suo funerale, ma aveva davvero importanza?  No, in fondo non ne aveva per lei… ormai infatti non le restava altro che lasciarsi andare.


Pubblicato da Unknown alle 13:33  

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Uhm penso e immagino spesso nella mia testa questo momento, quando sarà il mio turno... e penso a infinite variazioni, penso anche se dovessi sentire qualcosa nonostante fossi ridotto in cenere, come da mie volontà... penso tanto.. e devo dire che hai saputo tradurre bene in parole queste mie fantasie... brava davvero <3 <3 <3

5 giugno 2013 alle ore 13:38  

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