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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Una cosa inspiegabile

martedì 18 giugno 2013

Buonsalve! Un racconto su ciò che non riusciamo a spiegarci e che, a volte, riesce a minare tutte le nostre certezze.

Una cosa inspiegabile
(racconto n.291)

Solo perché una persona non sa spiegarsi una cosa non vuol dire che non possa succedere. Samantha però non la pensava così. Per lei qualsiasi cosa si poteva spiegare in maniera razionale e scientifica altrimenti quel qualcosa semplicemente non era reale.
Lei era una ragazza coi piedi per terra che credeva sempre e solo a ciò che vedeva.  Un giorno però tutte le sue certezze s’incrinarono con violenza. Simon, il suo ragazzo morì all’improvviso e Samantha passò i tre mesi successivi a tormentarsi nel cercare di dare un senso alla sofferenza che la stava consumando. Non riusciva a smettere di piangere e niente sembrava in grado di tirarla su di morale. Una sera le sue amiche decisero di portarla fuori per aiutarla. Una serata in discoteca come tante, ma durante la quale lei non riuscì in alcun modo a divertirsi. All’improvviso venne colta da un attacco di panico che la costrinse a uscire all’aperto. Sola, nel parcheggio, iniziò a piangere come una bambina. Si sentiva così sola e smarrita che non sapeva come reagire al dolore che la stava tormentando. In quel momento il rumore di una macchina che si avvicinava a tutta velocità le fece sollevare la testa.
Fece appena in tempo a vedere una macchina venirle addosso che sentì qualcuno afferrarla bruscamente e trascinarla via. Si ritrovò per terra quasi senza rendersene conto, su di lei il peso di qualcuno del quale non riusciva a scorgere il viso. Quando si rimise in piedi e lo vide sentì il cuore perdere un battito.  Davanti a lei c’era il suo Simon, l’amore della sua vita morto pochi mesi prima per un incidente.
Lui le rivolse uno sguardo dolce, di quelli che le facevano sempre provare un brivido caldo.
- Simon… - sussurrò. – Sei tu…
La mano di lui le accarezzò una guancia. Si avvicinò, le labbra a poca distanza dal suo orecchio. Una lacrima le scese lungo il viso e la costrinse a chiudere gli occhi. Quando li riaprì, lui era sparito. Samantha non seppe spiegarsi cosa fosse successo quella notte. Non aveva bevuto, la sua mente era lucida e attenta.
Dopo un po’ però capì che in fondo non le importava perché nella mente e nel cuore avrebbe conservato per sempre quell’unica frase che lui le aveva sussurrato: VIVI PER ME, AMORE.



Pubblicato da Unknown alle 13:53  

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Quando si dice che persino Aristotele dovesse lasciar spazio ogni tanto al suo maestro Platone... bel racconto, cosi dolce e struggente :D
mi hai commosso...
e comunque che ritiene di poter usare solo la Logica, amputa buona parte della sua mente :D

18 giugno 2013 alle ore 17:44  

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