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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Resurrezione

martedì 11 giugno 2013

Buonsalve! In questi giorni non sto bene (dannata bronchite) quindi perdonatemi se sono un po' sbrigativa. Spero comunque vi piaccia il racconto! ^,.,^

Resurrezione
(racconto n.284)

Buio... Luce... Buio... Luce...
Sollevai e abbassai le palpebre freneticamente, incapace di tenerle aperte. Riuscii appena a scorgere davanti a me un teschio, la carne marcia e la pelle penzolavano su di esso come un macabro velo.
Buio... Luce... Buio ... Luce... Buio...
Buio...
Urlai, ma dalla mia bocca non uscì alcun suono. Provai allora di nuovo ad aprire gli occhi, ma invano. Era come se qualcuno mi avesse incollato le palpebre. Cieco e muto, cominciai a sentire la paura crescere a dismisura. Pian piano la paura divenne panico, così forte e incontrollato da farmi perdere il controllo. Fu allora che, in un gesto disperato, mi afferrai le palpebre. E cominciai a tirare. Il dolore fu atroce, straziante, il sangue cominciò a scorrermi addosso come grosse lacrime. Nella mente però avevo un solo pensiero: dovevo vedere. Dovevo sapere cosa mi stava succedendo. Quando la pelle si strappò del tutto, ci misi un po' a mettere a fuoco l'ambiente che mi circondava.
Ovunque c'erano ossa disposte a formare macabri ornamenti per quella che sembrava essere una vasta cripta nella quale cadaveri marcescenti erano immersi nel loro sonno di morte. 
Mi alzai di scatto,rendendomi conto di essere riverso su un mucchio di teschi. Quando mi allontanai, alcuni di essi rotolarono e si fermarono con le orbite vuote puntate nella mia direzione. Mi stavano fissando, ne ero certo. Ero anche sicuro che se avessero potuto avrebbero riso di me. In preda a un puro terrore, inizia a vagare per la cripta finché non mi trovai di fronte a una lucida lastra d'argento. Non badai a le parole che vi erano incise. L'unica cosa che vidi davvero infatti fu il riflesso del mio volto, scarnificato, la pelle su di esso simile a una sottile pergamena strappata.
Spalancai la bocca cercando di gridare tutto il mio orrore. Solo allora mi accorsi di non avere più la lingua.
Poi abbassai lo sguardo e vidi il mio torace martoriato, la carne putrescente e le costole aperte come un fiore sanguinolento appena sbocciato. Barcollai, incapace anche solo di pensare finché all'improvviso un sussurro mi costrinse a voltarmi.
Mi ritrovai di fronte a una figura incappucciata. Fissare dentro il cappuccio fu come guardare una tenebra più nera della notte stessa, un vuoto privo di vita e calore.
- É troppo presto. - disse. - Il tempo del risveglio non é ancora arrivato. Torna a dormire.
A quel comando sentii tutte le forza venirmi meno. Anche senza palpebre, i miei occhi si spensero, la mia mente si perse ed io mi accasciai al suolo nuovamente legato alla morte.

Pubblicato da Unknown alle 16:15  

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