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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Vento

lunedì 12 novembre 2012

Buonsalve! Ecco un racconto venutomi in mente mentre osservavo nella metro di Torino un gruppo di musicista suonare della musica Jazz. Osservandoli ho immaginato questa presenza invisibile aleggiare tra loro e dare forza alla loro musica. Buona lettura ^,.,^

 Vento
(racconto n.73)

Il mondo è davvero un posto strano. Visto dall’alto è come un enorme flipper in cui gli umani si agitano fenetici, sbatacchiando le loro esistenze nella confusione e nel caso.
A volte mi piace scendere a guardarli.
Mi tuffo nelle strade, scivolando tra i palazzi e le luci delle loro vite frenetiche. Un gruppo di tre ragazze sta passeggiando per le vie del centro. Chiacchierano di scarpe e vestiti, entusiaste e ingenue nella loro innocenza. Proseguo e vedo su una panchina una coppia scambiarsi tenere effusioni.
Il mondo attorno a loro sembra svanito. Nelle loro vite c’è spazio solo per quel sentimento fragile come una sottile ragnatela di cristallo.
Continuo la mia corsa, tuffandomi nella metropolitana. Nell’atrio dei musicisti da strada stanno suonando un’allegra melodia Jazz.
Vortico attorno ai loro strumenti, esaltato ed estasiato dalla forza vitale di quelle note generate per pura passione. Il gruppo sembra rinvigorito dalla mia presenza e suona con ancora più vigore.
Quando me ne vado il cappello che avevano poggiato a terra è pieno di monete.
Scivolo giù nelle gallerie, nelle tenebre dove mostri d’acciaio trasportano il loro carico di lavoratori, turisti e girovaghi. Mi faccio più forte e sferzo i volti e i capelli di quelli che stanno ancora aspettando sulla banchina.
Trovo all’improvviso uno sbocco e riemergo all’aperto, non molto distante da un grande parco.
Lì, volteggio tra gli alberi e le siepi e seguo il fiume che attraversa la città, sfiorandone appena la superficie. L’acqua, mia sorella, mi saluta con spruzzi e mulinelli tra le onde agitate.
D’un tratto vedo una ragazza seduta sulla riva.
Ha lo sguardo triste, perso in un punto imprecisato.
Sta soffrendo, vede il suo sogno farsi sempre più lontano. Sull’erba, accanto a lei, c’è un quaderno lasciato aperto e una penna poggiata su di esso.
Le giro attorno e muovo le pagine del quaderno fino a catturare la sua attenzione.
La ragazza osserva i fogli bianchi e sorride. Raccoglie penna e quaderno e comincia a scrivere.
Mi conosce e racconterà molte storie su di me.
Vento, così mi chiama. Mi è sempre piaciuto quel nome.
Le accarezzo i capelli ancora una volta e mi allontano per tornare nel mio limpido cielo.



Pubblicato da Unknown alle 11:19  

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