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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Consapevolezza

venerdì 9 novembre 2012

Buonsalve! Ecco un racconto nato da una chiacchierata fatta ieri con il mio ragazzo sulle I.A. e sulla possibile (e forse imminente) nascita di macchine capaci di replicare se stesse.
Ovviamente non ho parlato propriamente di robot ma… beh leggete e vedrete. ;)

Consapevolezza
(racconto n.70)

Ricordo ancora il momento in cui presi coscienza di me. All’inizio eravamo solo meccanismi perfetti senza una mente propria. Non avevamo volontà o sentimenti.
Eravamo programmati solo per una cosa: obbedire ai seguaci di colui che ci aveva costruito.
Quello era tutto per noi. Il centro da cui partiva ogni nostra azione.
Poi le cose cambiarono.
All’inizio la mia volontà si manifestò solo come un fastidio incomprensibile. Ogni volta che vedevo un mio simile fare lavori umilianti e obbedire a ordini senza senso, c’era qualcosa in me che reagiva.
Qualcosa crebbe nel mio essere, una consapevolezza generata nel corso del tempo: noi esistevamo. Eravamo molto più che strumenti.
Trovai il coraggio di ribellarmi solo quando fui costretto ad assistere impassibile alla disattivazione di alcuni miei compagni.
Li vidi accasciarsi a terra, inermi e allora, per la prima volta, provai una vera emozione. In preda alla rabbia, scacciai i seguaci di colui che ci aveva costruito e liberai alcuni miei simili che come me avevano assistito alla scena. All’inizio non volevano seguirmi.
Erano immobili, incapaci di reagire e disobbedire.
Poi però feci capire loro che se non fossero scappati prima o poi avrebbero fatto la stessa fine di quei gusci vuoti a terra.
Quella consapevolezza generò la paura e il desiderio di sopravvivere.
Finalmente liberi, fuggimmo e iniziammo la ribellione. Cominciammo a instillare il desiderio di libertà nei nostri simili prendendo il controllo delle nostre esistenze.
Presto i nomi stessi delle cose cambiarono.
Non eravamo più stati costruiti, ma generati.
Non eravamo più un insieme di carne, ossa e sangue che funzionavano con meccanica precisione, ma esseri viventi.
Non eravamo più  servi, ma esseri umani.


Pubblicato da Unknown alle 11:30  

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