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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Storia di uno zombie appena morto

domenica 11 novembre 2012

Buoooooooooooonsalve! 
Ecco qui un raccontino narrato dal punto di vista di uno zombie appena risorto partendo dall’idea che i non-morti al risveglio conservino la loro memoria umana finché la fame non prende il sopravvento.

Storia di uno zombie appena morto
(racconto n. 72)

Maledizione! Sono vicini, troppo vicini!
Riesco a sentire il loro odore! So che è una trappola, ma… è così invitante! Ho fame! Ho così tanta fame!
Vorrei poter azzannare la loro carne, sentirne il sapore mentre soddisfo questo bisogno ormai impellente.
 Se cedo però loro mi prenderanno. Si avventeranno su di me e mi faranno saltare le cervella.
Avrei finito di vivere una volta per...
Vivere? No, non vivere. Esistere? Nemmeno.
Questa non può essere una vita, non può essere nulla se non un atto contro l’esistenza stessa.
Io sono morto, lo ricordo bene.
Ricordo di aver  avuto un incidente. Stavo guidando lungo una strada di montagna. Era buio e al'esterno faceva molto freddo. Il tepore del riscaldamento mi avvolgeva, immergendomi in un piacevole torpore.
Ho chiuso gli occhi per un solo, brevissimo istante. Poi ho visto una prete di roccia venirmi incontro.
Adesso che mi sono risvegliato, la mia mente è confusa.
Non riesco a ricordare bene molti dettagli della mia vita. L’unica cosa che so è che devo scappare o gli esseri umani mi troveranno e mi uccideranno.
Sono una minaccia per loro, una minaccia di cui devono sbarazzarsi.
Ma questa fame…  Sta prendendo il sopravvento…
Non riesco più a ragionare lucidamente…
I ricordi… i miei ricordi stanno scivolando via…
C’è solo lei… la fame…
No! Li sento. Stanno arrivando. Devo correre e trovare un nascondiglio finché… finché io…
Corro, le strade devastate sono solo un ammasso di macerie e degrado.
Poi all’improvviso mi blocco. Un’orda di non morti si staglia di fronte a me, affamata. Sorrido e mi avvicino a loro barcollando.
Faccio loro dei segni e li guido verso il gruppo di umani che mi sta dando la caccia. Grazie a loro placherò la mia fame. Ormai non c’è che quello…
I miei ricordi sono perduti e con essi il mio io.
Un solo pensiero sta prendendo il controllo, una sola parola: fame.



Pubblicato da Unknown alle 10:52  

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