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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Il fiore che voleva viaggiare

giovedì 8 novembre 2012

Buonsalve a tutti! Questo racconto è nato da alcune lezioni che ho imparato ultimamente. Ho capito che puoi vivere una vita particolare, fatta di viaggi ed esperienze particolari, ma se non hai qualcuno con cui condividerle, se non hai un posto accogliente che puoi davvero chiamare casa anche la più grande delle avventure vale ben poco. È un lezione che sto imparando adesso che comincio a progettare una vita futura con un’altra persona e che sono davvero molto felice di aver capito.

Il fiore che voleva viaggiare
(racconto n.69)

C’era una volta un piccolo fiore che viveva in uno stato di perenne tristezza. Ogni giorno la sua vita andava avanti apatica e ripetitiva, animata solo dalle costanti visite del vento che gli raccontava di posti lontani e grandi avventure in attesa di essere vissute.
Un giorno il fiore prese un’importante decisione: sarebbe partito e avrebbe provato a viaggiare per scoprire se le storie che gli raccontava il vento fossero vere.
Così decise di legare tutta la sua essenza in un unico granello di polline e di lasciarsi trasportare dal vento stesso mentre il suo vecchio corpo pian piano appassiva.
Come polline si sentì finalmente libero. La prima cosa che vide dall’alto fu il grande giardino in cui aveva trascorso tutta la sua esistenza. Si rese conto che in realtà attorno a lui c’erano fiori e piante di ogni tipo e colore,  fratelli e sorelle con i quali non aveva mai avuto occasione di parlare.
Le strane macchine create dagli umani per dar loro l’acqua entrarono in funzione e il piccolo granello di polline vide la gioia dei suoi simili mentre venivano nutriti e aiutati a crescere.
Si chiese come mai lui non avesse mai gioito di tutto quello, perché fosse stato in qualche modo cieco davanti a quella fortuna.
Poi il vento lo portò lontano, nel cuore della città. Lì  guardò sconvolto un mondo senza fiori che crescevano spontanei dal terreno. Le poche piante che vedeva erano imprigionate in ruvidi recipienti pieni di terra, drogate dai miasmi che sembravano essere emessi dalla città stessa.
Il fiore diventato polline supplicò il vento di portarlo via da quell’incubo. Si ritrovò a odiarlo per avergli mentito sulle meraviglie del mondo.
Poi però il vento gli fece un regalo: gli mostro che oltre il grigiore della città c’erano altri giardini e boschi e prati ricchi di vita e bellezza.
Rasserenato, il granello di polline continuò il suo viaggio finché all’improvviso, in un prato, un fiore non attirò la sua attenzione.  Attratto dai suoi petali delicati sentì il suo desiderio di viaggiare farsi più flebile.
Delicatamente, si posò su quei petali e si rese conto che era quello che aveva cercato fin dall’inizio del suo viaggio. Da quel tenero sentimento il fiore si rinnovò, diventando seme per poi tornare ad essere se stesso.
Le sue avventure non erano finite, anzi era consapevole  di averne appena iniziata una nuova. Era stato bello viaggiare come un granello di polline, ma aveva capito che, dopo un lungo viaggio, era meraviglioso poter mettere di nuovo radici e iniziare una nuova avventura con un nuovo amore e un posto da chiamare casa.


Pubblicato da Unknown alle 10:53  

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