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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Questione di sfiga

lunedì 5 novembre 2012

Buonsalve! Questo racconto è nato per via di un momento di sfiga acuta avuto venerdì scorso. Diciamo è nato un po’ per esorcizzarla. Ah! La parte finale mi è successa realmente circa due anni fa. Mi è saltato l’hard disk esterno e ho rischiato di perdere quasi quattro giorni di lavoro. Il mio ragazzo è rimasto al telefono con me fino alle 3 del mattino per aiutarmi a salvare i dati. XD

Questione di sfiga
(racconto n.66)

Non so se vi è mai capitato di avere una giornata no e non parlo solo di un giorno in cui magari si è di cattivo umore o particolarmente pessimisti, ma di quei momenti di vera e propria sfiga che sembrano non volerti darti tregua.
Beh, per me ieri è stata una di quelle giornate.
Mi chiamo Sandra e lavoro in una pasticceria molto rinomata di Torino. Oltre a realizzare dolci mi occupo, in caso di bisogno, anche delle consegne a domicilio.
La mattina era iniziata già di per sé in maniera disastrosa: la sveglia non ha suonato e finito col svegliarmi con quasi venti minuti di ritardo, sono schizzata fuori dal letto e infilata di corsa sotto la doccia che, ahimè, ho dovuto fare fredda perché mi ero dimenticata di accendere lo scaldabagno.
Quando sono arrivata in negozio ho trovato il caos. Tutti gli addetti alle consegne erano malati il ché voleva dire che mi sarebbe toccato consegnare almeno una ventina di dolci in giro per la città entro le sette di sera per poi finire una torta di compleanno per il giorno dopo.
Ovviamente niente andò per il verso giusto. Dal tremendo traffico per via di un brutto incidente in Corso Francia alla mia macchina che ogni tanto si fermava senza un motivo apparente, riuscii a malapena a consegnare i dolci. Feci un ritardo tale che dovetti sorbirmi tante di quelle lamentele che mi sarebbero bastate per una vita. All’ultima consegna poi, quando ormai stavo tirando un sospiro di sollievo, ho finito con l’inciampare su un gradino, rovesciando il dolce addosso alla cliente.
Fortuna che era imballato altrimenti oltre a restituirle i soldi pagati avrei anche dovuto rimborsarle le spese di tintoria del vestito.
Dopo quella figuraccia tornai in negozio, stanca e demoralizzata. Per scoprire che la torta che dovevano preparare quella sera non era stata nemmeno iniziata.
Rientrai a casa che erano già le dieci e mezza di sera.
Mi feci una doccia e misi su l’acqua per la pasta. Che ovviamente feci scuocere per essermi appisolata sul divano. Alla fine, dopo essere riuscita a mangiare, sospirai di sollievo al pensiero che quella giornataccia fosse finalmente terminata.
Accesi il computer per controllare la mail, ma quando lo feci l’hard disk decise che era arrivato il momento di piantarmi in asso. Imprecai poi mi venne un dubbio.
Guardai l’orologio e sgranai gli occhi. Erano le 11.55
A quanto sembrava la giornata non era ancora finita.
  

Pubblicato da Unknown alle 10:43  

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