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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Meditazioni sulla vita della Morte

mercoledì 21 novembre 2012

Buoooooooonsalve! Un racconto ispirato da una lettura fatta di recente: Fated di S.G. Browne. Un gran bel romanzo, divertente, ma che da anche molti spunti di riflessione.

Meditazioni sulla vita della Morte
(racconto n.82)

Ciao sono la Morte. Tranquilli non sono qui per voi. Non ancora almeno. Si, sì, grattatevi pure i coglioni, ma tanto lo sapete che a me non si sfugge. Potente andare dove volete, ma se la vostra ora è arrivata… beh state tranquilli che mi farò viva. Ooops… scusate il pessimo gioco di parole.
Comunque non capisco perché vi spaventi tanto la mia presenza e soprattutto perché ce l’avete tanto con me. Certo ci sono dei momenti in cui vi fa comodo che io ci sia, vero? Quando mi sono presa Hitler mi pare di non aver sentito molte lamentele. Mah… voi umani non vi capirò mai.
All’inizio con voi era semplice: eravate in pochi, avevate una durata di vita piuttosto breve e di certo non vi arrabbiavate con me quando facevo il mio lavoro.
Oggi è tutto più complicato anzi voi lo siete. Pretendete di vivere almeno fino a novant’anni eppure vi riempite di schifezze, vi ammazzate con ogni tipo di sostanza nociva e fate di tutto per rendere più pericolose le vostre esistenze. Perdonatemi, ma questo non ha molto senso.
L’altro giorno ad esempio sono andata da Jake, un uomo di cinquant’anni che aveva passato gran parte della sua vita ad ammazzarsi di hamburger e sigarette. Aveva avuto perfino problemi di cuore e respirazione eppure non ha mai pensato abbandonare il suo assurdo tenore di vita. L’unica cosa negativaa della sua dipartita era il fatto che sua moglie e i suoi due bambini di dieci e dodici anni si sarebbero trovati in guai seri, tanto che lei era già nella mia lista delle persone da prendere nei successivi otto anni. Quando andata da lui era in ospedale. Aveva avuto un infarto. La sua anima lasciò il corpo non appena mi avvicinai.
All’inizio guardò confuso prima me e poi il suo corpo, ma quando si rese conto di ciò che gli stava succedendo si mise a tremare guardandomi come se avesse visto la morte in faccia. Cosa che poi era anche vera. Mi domando: ma perché apparire agli uomini come una sventola seminuda se comunque si metto a tremare di paura ogni volta che capiscono chi sei?
Fatto sta che, come sempre, alla paura iniziale seguì la rabbia. E che rabbia!
Inizio a imprecare e a urlare mentre i medici si affannavano inutilmente sul suo corpo nel tentativo di rianimarlo. Disse anche alcune cosette poco piacevoli sul mio capo, cose abbastanza pesanti che di certo Lui non deve aver gradito.
Fatto sta che me portai quell’anima al suo posto, con un pensiero che cominciava a tartassarmi la mente.
Ma se voi umani passate la maggior parte del loro tempo a lamentarvi della vostra vita, allora perché avete così tanta paura del grande cambiamento?
Insomma non sarebbe meglio lamentarsi di meno e si godervi di più l’attesa del nostro incontro?



  

Pubblicato da Unknown alle 11:30  

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