Buonsalve! Ho scritto questo racconto
pensando a tutti i film sugli alieni che tentano di conquistare la
terra che si vedono al cinema. E se un giorno ci sbagliassimo e per
paura perdessimo una grande opportunità? L'ho scritto però pensando
anche come “alieno” spesso non è solo chi viene dallo spazio, ma
semplicemente chi temiamo perché troppo diverso da noi.
Un osservatore da lontano
(racconto n.356)
Quando sono arrivato qui per la prima
volta, quello che speravo era di riuscire a imparare il più
possibile, di poter capire e scoprire qualcosa di meraviglioso e
diverso rispetto al mondo in cui avevo sempre vissuto. Pensavo di
poter condividere ciò che sapevo e di creare un ponte di
collegamento tra universi così distanti da sembrare quasi
irraggiungibili.
Ho sperato, ma mi sbagliavo.
Quando sono arrivato qui non ho trovato
che paura e diffidenza, esseri così arroganti e presuntuosi da
credersi così importanti nelle loro minuscole esistenze da meritare
di essere conquistati. Dal momento in cui ho toccato la loro terra,
loro hanno iniziato a guardarmi con aperta ostilità. Troppo
spaventati dalla mia diversità, mi hanno dato la caccia e catturato
per poi portarmi nel buio delle loro prigioni. Mi hanno torturato
cercando un modo per difendersi da una minaccia inesistente, un
pericolo generato solo dalle loro infantili e ingenue paure.
Mi hanno odiato senza alcuna ragione se
non per il mio essere straniero, mi hanno ferito tanto che per un po'
anche io ho pensato di odiarli sul serio.
Poi però ho pensato che forse loro
erano come bambini, ingenui e spaventati da una realtà molto più
grande. Come si può biasimare un bambino che ha paura?
Come lo si può condannare?
Mosso da questa certezza ho cercato di
spiegarmi, di far capire loro che non ero un pericolo e che non
volevo fare altro che osservare e tornare a casa. Qualcuno mi ha
capito, pochissime voci rimaste inascoltate. Io ero diverso, io ero
un pericolo e dovevo essere controllato.
Era questa l'inamovibile volontà dei
capi. In quel momento ho capito che non avrei mai potuto dialogare
con loro. Erano una razza ottusa, troppo presa da se stessa per
capire.
Non c'era niente che potesse davvero
insegnarmi salvo il diffidare di loro. Un giorno però quelle voci
fuori dal coro mi diedero una speranza. Mi liberarono e mi aiutarono
a fuggire fino a raggiungere la mia astronave.
Mi fecero pensare che forse non erano
tutti uguali e che forse c'era una possibilità per loro. Non adesso
certo, magari tra secoli di evoluzione.
Non lo so e forse non mi importa. Per
ora lascio questo pianeta consapevole solo di aver trovato un'ottusa
ignoranza, di essere stato chiamato “mostro alieno” quando altro
non ero che un osservatore venuto da lontano.
1 commenti:
bellissimo davvero, da cultore della fantascienza ti faccio i miei più vivi complimenti. Mi hai riportato alla memoria film e libri memorabili, quali "L'uomo che cadde sulla Terra", "Starman", "Ultimatum alla Terra"... e al racconto "La sentinella" di Frederic Brown, solo per citarne uno... bella e commovente parabola, sull'ottusità umana. Bravissima <3
Posta un commento