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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Conseguenze

venerdì 9 agosto 2013

Buonsalve! Ho scritto questo racconto pensando a come le nostre azioni si riflettono sulle persone a noi care, spesso le prime a pagare per i nostri sbagli. Spero vi piaccia.

Conseguenze
(racconto n.342)

Sem aveva vissuto in un mondo a parte. I suoi genitori erano potenti maghi che praticavano le loro arti nascondendosi  dietro la facciata di titolari di una piccola erboristeria.  Avevano cresciuto Sam in maniera molto particolare alternando le normali ore di studio  per la scuola con esercizi di meditazione e concentrazione e pratica nelle arti magiche.
Se c’era una cosa che i suoi genitori gli avevano insegnato era che la magia aveva sempre delle conseguenze, soprattutto quando la si usava in maniera impropria.
Lui aveva sempre cercato di praticarla al meglio, restando fedele alle regole e ai principi che i suoi gli avevano trasmesso, ma per un adolescente era difficile fare la cosa giusta, soprattutto quando c’è di mezzo una ragazza. La ragazza in questione si chiamava Amanda ed era una delle più belle della scuola. Frequentava un tipo arrogante e presuntuoso che di certo non la trattava come avrebbe dovuto. Un giorno, vide Amanda in un parcheggio, intenta a discutere con il suo ragazzo in maniera piuttosto violenta. All’inizio non volle intromettersi, ma quando lui le diede uno schiaffo, Sem perse la testa.
Gli si avventò contro, pieno di rabbia e usò il suo potere per scaraventarlo lontano. Il ragazzo sbatté contro una parete e rimase per un attimo stordito e confuso. Quando si alzò, un gesto della mano di Sem gli fece calare i pantaloni.  Barcollò e inciampò in una pozza di fango.
- Ma che… com’è…?  - Il ragazzo gli lanciò un’occhiata di fuoco  - Tu non sei normale… sei… sei…
- Sta zitto, feccia! – ringhiò Sem, colpendolo a un fianco e usando la sua magia per scaraventarlo contro le auto parcheggiate.
Si sentiva potente, forte come no lo era mai stato. Non aveva mai sentito la sua magia in maniera così intensa e viva. Gli piaceva, gli piaceva davvero molto.
Lasciò il ragazzo  a terra, stremato e con il volto sanguinante e si voltò verso Amanda.
La ragazza lo guardò con occhi sgranati pieni di paura.
- Amanda…
Lei si allontanò appena provò ad avvicinarsi. Scappò via senza dire niente, lasciandolo solo con un senso di amarezza e angoscia. Solo in quel momento, finita l’esaltante sensazione di euforia che la magia gli aveva trasmesso, si era reso conto di ciò che aveva fatto.  
Aveva commesso un errore irreparabile.
Passò una notte terribile, piena di incubi orribili in cui tutti lo additavano e lo scacciavano a causa della sua magia. Il giorno dopo andò a scuola terrorizzato.
Stranamente però tutto sembrava assolutamente normale. Nessuno disse niente e quando incrociò lo sguardo di Amanda lei lo salutò come se niente fosse.
L’unica cosa che si diceva era che il suo ragazzo fosse stato pestato e che non sarebbe venuto a scuola nei prossimi giorni.
Fu così sollevato che non si chiese nemmeno cosa fosse successo. Quando tornò a casa però trovò i suoi genitori ad aspettarlo in salotto con l’aria furiosa. Capì in quel momento cos’era successo: erano stati loro a sistemare le cose con la magia prima che fosse troppo tardi.
Gli avevano fatto passare una notte d’inferno per punirlo, ma non era finita: avrebbero temporaneamente interrotto il mio addestramento. All’inizio Sem cercò di difendersi, ma quando suo padre gli racconto con le lacrime agli occhi del suo passato, di come era stato costretto a cambiare scuola e casa più volte per le sue disattenzioni e di come avesse fatto soffrire  i suoi fratelli e i suoi genitori per la sua arroganza e la imprudenza, il ragazzo si sentì un verme. Non aveva mai capito il senso di quello che i genitori gli avevano detto: c’erano sempre delle conseguenze per l’uso sconsiderato della magia, ma spesso quelle conseguenze ricadevano non su di noi, ma sui nostri cari.

Era stato stupido ed egoista, ma avrebbe saputo rimediare. Avrebbe dimostrato ai suoi che era degno della fiducia e della sapienza che gli avevano trasmesso. 


Pubblicato da Unknown alle 11:01  

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