Buonsalve! Anche oggi torno a parlare
di pazzia... in effetti mi piace raccontare storie di folli...
mmm....
Tutto perfetto
(racconto n.350)
La vita di Malcom era programmata sotto
ogni aspetto . Si svegliava ogni mattina alla stessa ora, faceva
sempre la stessa colazione, impiegava lo stesso tempo per farsi la
doccia e alla stessa ora usciva per andare al solito noioso,
ripetitivo posto di lavoro. Lui non amava gli imprevisti, detestava
qualsiasi cosa che potesse in qualche modo minare la sua routine.
Perfino i vestiti dovevano essere
stirati e piegati sempre allo stesso modo altrimenti dopo diversi
minuti iniziava a prima a grattarsi ripetutamente poi a dare di
matto. Una volta era arrivato perfino a strapparsi i vestiti di dosso
mentre era per strada rimanendo letteralmente in mutande.
Lui amava la sua vita, adorava quella
perfezione che scaturiva dal totale, assoluto controllo della sua
vita. Poi accadde qualcosa che sconvolse completamente la sua
esistenza: un ladro tentò di entrare in casa sua. Stava dormendo
quando sentì dei rumori provenienti dal salotto. Si alzò dal letto
e quando il rumore si trasformò in confusione si mise a correre.
Quando accese la luce vide un uomo che stava frugando tra le sue
cose. Rimase a fissarlo con occhi sgranati per un momento poi urlò,
afferrò una sedia che si trovava a portata di mano e si lanciò
contro l’uomo.
L’intruso non fece in tempo a girarsi
e a scappare che Malcom lo colpì alla schiena. Barcollò per un
attimo poi scappò dalla finestra rischiando quasi di cadere.
Da quel giorno, Malcom divenne vittima
della paranoia. Usciva a malapena per andare al lavoro e ogni volta
che qualcuno provava ad avvicinarsi sussultava e si metteva sulla
difensiva. Cominciò a dargli fastidio ogni più piccola imperfezione
e infastidirsi per qualsiasi difetto anche quelli che vedeva nelle
altre persone. Un giorno un senzatetto lo avvicinò per chiedergli
dei soldi. Disgustato e terrorizzato, Malcom si allontanò, ma il
vecchio commise un errore irreparabile: lo afferrò per un braccio.
- Non toccarmi! – urlò Malcom con
voce stridula. – Non toccarmi! Non toccarmi!
Come se la sua mente si fosse spenta
per un attimo, Malcom si avventò su di lui, lo spinse a terra e
iniziò a sbattergli con forza la testa sull’asfalto. – Non
toccarmi! Non toccarmi Non toccarmi!
Dieci giorni dopo, Malcom si dondolava
su una sedia con un ghigno sul volto e gli occhi spalancati. –
Tutto pulito… tutto in ordine… tutto pulito… tutto in ordine.
- Le medicine, Malcom.
Lui lanciò a malapena uno sguardo
all’infermiera e tornò a dondolarsi sulla sedia. Si sentiva a suo
agio in quella camera sterile e ordinata. Perfino la camicia di
forza gli piaceva: era stata piegata in maniera davvero perfetta.
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