Buonsalve! Questo racconto é nato poche ore fa, mentre tornavo
in treno da Milano. L'ho scritto perché mi sono resa conto col tempo che la mia
visione della scrittura e della lettura sono cambiate molto. Esse devono essere
un modo per arricchire la nostra vita non per fuggire da essa. Le prime storie che dobbiamo creare sono le
nostre altrimenti non faremo altro che essere come degli specchi opachi che a
malapena riescono a riflettere storie scritte da altri. Saremo vuoti e tristi,
senza alcuna vera emozione da trasmettere.
Osservare la vita
(racconto n.229)
Mi chiamo Sara e fino a ieri ero una stazionatrice
professionista.
Che cosa vuol dire? Beh in pratica ogni volta che avevo un
momento libero passavo tutto il mio tempo nella stazione centrale di Milano,
provando a immaginare la vita dei numerosi viaggiatori che mi passavano
davanti. A volte mi mettevo anche a chiacchierare con loro scoprendone così le destinazioni e
creando attorno ad esse storie di ogni tipo.
In tre anni avevo raccolto quaderni su quaderni di queste
storie e incontrato persone di tutti i tipi. Due giorni fa però è accaduto qualcosa che
ha minato ogni mia sicurezza.
Ero appena uscita dal lavoro e me ne stavo come al solito in
stazione a osservare e a scrivere quando all'improvviso mi si é avvicinata una bambina.
Per un po' rimase semplicemente a guardarmi con aria
interrogativa.
- Ciao. - le dissi con un sorriso.
Lei mi fece un timido cenno di saluto con la mano.
- Che cosa fai? - mi chiese dopo un po'.
- Scrivo delle storie. - dissi mostrandole il quaderno su cui
stavo scrivendo.
Lei si chinò
a guardare, ma ovviamente non capì
niente della mia calligrafia confusa. - Di che parlano?
Sorrisi, intenerita dalla sua genuina curiosità. - Delle persone che
vedo qui in stazione. Provo a immaginare le loro vite, dove vanno e perché.
Il volto della bambina si distese in un sorriso emozionato. -
Bello! - disse per poi aggiungere qualcosa che mi lasciò completamente
spiazzata. - Hai scritto anche una storia su di te?
Non so perché,
ma continuai a rimuginare su quelle parole finché non decisi di provare a scrivere la mia
storia.
Dopo un po' però
mi resi conto di non sapere molto bene che scrivere. Che cosa potevo dire di
me? Che passavo tutto il mio tempo libero in una stazione a immaginare le vite
degli altri? Che non facevo altro che scrivere storie che nessuno avrebbe mai
letto?
Ancora adesso mi trovo a fissare una pagina bianca, vuota come
mi sto sentendo in questo momento.
Mi sono resa conto di non avere certezze se non quella di
stare sprecando tanto, troppo tempo. No, ce n'é un'altra, una cosa che potrebbe
cambiare molte cose: domani io non andrò in stazione.
Forse così
potrò
cominciare a creare la mia storia.
1 commenti:
Bella, amara e diretta!
Solo gli occhi di un bambino possono rivelarci la verità su noi stessi.
Essere semplicemente passivi non basta, dobbiamo impegnarci a cambiare la realtà, soprattutto partendo dal nostro piccolo.
Gesti all'apparenza insignificante possono causare grandi cambiamenti, come il battito d'ali d'una farfalla in Europa può causare un terremoto in Oceania... bello bello bello... si è sempre in evoluzione, sempre a cambiare e a scegliere ciò che si vuole essere. E penso che tu abbia fatto una scelta molto coraggiosa, anche scrivendo questa storia. Hai scelto di essere autenticamente te... senza se e senza ma! BRAVA!!!!
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